Ho dovuto diventare ottimista” è il nome del nuovo progetto di Fondazione Ariel, che opera ogni giorno per migliorare la qualità di vita dei bambini con disabilità e delle loro famiglie e in particolare ora punta ad agevolare la partecipazione di questi bambini alla vita culturale, alla ricreazione, al tempo libero e allo sport. Proprio come sancito dall’articolo 30 comma 5 della Convenzione ONU.

Per rendere possibile questo progetto quelli di Ariel hanno pianificato numerose attività, da realizzare tra settembre 2015 e giugno 2016, che permetteranno a molti bambini con disabilità di mettersi in gioco. Nello specifico: attività sportive, ludico-ricreative e di pet therapy (con il coinvolgimento di almeno 50 bambini con paralisi cerebrale infantile), seminari di sensibilizzazione e formazione (7 seminari per circa 700 individui, tra famiglie, operatori e volontari), ampliamento del servizio psicologico di sostegno alla famiglia (per almeno 50 coppie di genitori). Inoltre, Ariel vuole dare vita un fondo economico destinato a garantire queste attività nel tempo per i bambini delle famiglie più bisognose. La nascita di un bambino con disabilità, e in particolare colpito da paralisi cerebrale infantile, è un evento inaspettato che destabilizza tutta la famiglia: un ingiustificato senso di colpa e rabbia, insieme a un senso di inadeguatezza e impotenza, investe i genitori, così come prende forma una complessa sfida per i fratelli e le sorelle del bambino con disabilità.

Spesso  le istituzioni si affiancano alla famiglia per le cure terapeutiche al bambino con disabilità (visite mediche, esami diagnostici, interventi chirurgici e riabilitazione) ma non offrono sufficienti azioni di sostegno psicologico e sociale per orientarle rispetto ai servizi esistenti, ai diritti e alle opportunità del sistema di cura. E allora sono gli operatori della Fondazione Ariel ad impegnarsi giorno dopo giorno nel sostegno di tipo medico, psicologico e sociale alle famiglie. Inoltre lavora per offrire esperienze e attività stimolanti, per migliorare la qualità della vita di tutta la famiglia e la sua piena inclusione nella società.

(com.unica, 1 maggio 2015)

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