Un’impresa che a molti ha ricordato un altro storico successo di una squadra sarda: lo scudetto del Cagliari di Gigi Riva ottenuto 45 anni fa. Un paragone calzante, non solo perché il primo della storia del club sassarese ma soprattutto perché la Dinamo è diventata in questi ultimi anni la squadra di un’intera isola e non solo di una città, così come lo era quel Cagliari leggendario. Un successo conquistato grazie in particolare alla tenacia e al grande lavoro di programmazione del suo Presidente Stefano Sardara e alla forza tranquilla del coach Meo Sacchetti, ineguagliabile nel saper trarre quasi sempre il massimo dai suoi talenti e nella gestione dello spogliatoio.

Il primo Tricolore della sua storia la Dinamo l’ha conquistato sul parquet di Reggio Emilia al termine di una gara 7 contro la Grissin Bon ancora una volta ricchissima di emozioni, con continui ribaltamenti di fronte e giocata sempre ad altissima intensità dall’inizio alla fine. Una vera sfida all’ultimo canestro che, come la gara 6 – vinta al termine di tre sofferti overtime al cardiopalmo – è stata un eccezionale spot per il basket, come hanno sottolineato in tanti, a cominciare dai presidenti delle due finaliste. Non è un caso che le telecronache Rai di queste sfide tra Sassari e Reggio Emilia abbiano registrato un audience di gran lunga maggiore rispetto alle finali degli scorsi anni.

La partita decisiva, senza appello, è cominciata decisamente in salita per la Dinamo: dopo i primi tre minuti in cui tutti i protagonisti apparivano contratti, la Grissin Bon, sospinta la pubblico di casa, ha innescato il turbo e al termine del primo quarto si è trovata in vantaggio con un ragguardevole 21-4. Una fase in cui Reggio ha impresso alla gara un ritmo altissimo, con una Dinamo che appariva in evidente stato confusionale, evidenziato da un imbarazzante 1/13 al tiro e 6 rimbalzi in meno di Reggio. Si mette così sotto i peggiori auspici la sfida per la compagine isolana che nel secondo quarto però a poco a poco trova la forza e la determinazione giusta per risalire. La spinta iniziale la dà una tripla di Sanders, quindi si assiste a un controbreak di 18-4. Poi le prodezze di capitan Cinciarini e dell’ex di turno Drake Diener permettono di andare al riposo sul 32-26 per il quintetto emiliano. Nel terzo quarto sono Brooks e Dyson a dare il là alla riscossa di Sassari che appare più concentrata ed efficace in difesa nonostante Lawal non riesca ad essere decisivo sui rimbalzi come lo è stato nelle ultime due gare precedenti. Sassari è comunque ancora sotto di 7 punti (55-48) al termine del tempo. Nell’ultimo quarto c’è il riavvicinamento grazie a una schiacciata di Lawal e due triple di Logan che permettono alla Dinamo di conquistare la parità a poco più di 7′ dalla fine. Un contropiede di Dyson porta al primo vantaggio di Sassari. A un minuto dalla fine assistiamo a sorpasso e poi al controsorpasso di Diener. A dieci secondi dalla fine Dyson realizza un 2/2 dalla lunetta e porta la sua squadra sul 75-73. A questo punto Reggio ha l’occasione per andare almeno all’over time ma la spreca.

Così la Dinamo Banco di Sardegna conquista per la prima volta nella sua storia il titolo di campione d’Italia dopo aver trionfato nella Supercoppa e in Coppa Italia: un triplete in una stagione da incorniciare. A Sassari e in tutta la Sardegna può cominciare la festa.

A fine gare la gioia del coach Sacchetti: ”E’ stato difficile, soprattutto dopo il primo quarto, ma avevamo già dimostrato in passato di poter recuperare. Alla fine loro erano più preoccupati e titubanti ed è stato più facile”. “E’ stata una stagione lunga, difficile e importante” ha proseguito dopo aver sottolineato le imprese contro Trento e Milano prima di arrivare in finale. “Con molti problemi e infortuni, ma abbiamo vinto tre trofei e questo è importante. Non ci avrebbe creduto nessuno ma questo è uno sport bello e beffardo e quando capitano le occasioni vanno colte”.

(Sebastiano Catte/com.unica 27 giugno 2015)

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