È di pochi giorni fa la notizia che il Cda di Rcs ha approvato la cessione della sua divisione libri a Mondadori per la cifra di 127,5 milioni di euro, al termine di una lunga serie di trattative. Con una quota complessiva che arriva ora al 38 per cento abbiamo così un nuovo gigante del mercato librario, che ora dovrà vedersela con l’ostacolo rappresentato dall’Antitrust. L’accordo di vendita però non ha compreso Adelphi, la cui proprietà torna al suo vecchio proprietario e presidente Roberto Calasso.

Lo stesso Calasso, intervistato da “Repubblica” al riguardo si è detto convinto che la proprietà di una casa editrice sia un elemento non trascurabile della sua qualità. E ha quindi aggiunto: “Continuerò a fare esattamente quello che ho fatto da più di quarant’anni: trovare certi libri e pubblicarli in un certo modo, ben distinguibile, pensando alle copertine, alla carta, ai caratteri, alla lingua. E calcolando bene le tirature”.

L’editore ha chiarito subito che il passaggio delle quote sia avvenuto alla luce del sole, senza l’apporto di alcun socio occulto, come ipotizzato da qualcuno: “Tutto quello che c’era da pagare per rilevare la quota di Rcs è pagato da me. Ora mi trovo nella singolare e piacevole situazione di avere come soci di minoranza e coinvolti nella casa editrice due vecchi amici: Francesco Pellizzi e Elisabetta Zevi”. E più avanti ha affermato che per una casa editrice “la vera discriminante è la libertà e la capacità di dire no. E pubblicare solo le cose che ci piacciono. Se possibile, che ci piacciono molto”.

(Sebastiano Catte, com.unica 6 ottobre 2015)

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