Marino saluta e se ne va. Anzi no!
Ventisette mesi tra incidenti e gaffe, strategie e risultati (pochi) e il signor Ignazio Marino rimette il mandato da primo cittadino di Roma, dimettendosi ieri dopo le pressioni del suo stesso partito. Le dimissioni del sindaco aprono adesso scenari politici incerti, mentre si registrano scene di giubilo in piazza del Campidoglio tra alcuni sostenitori dell’estrema destra. “Lascio, sapendo che per legge ho 20 giorni per ripensarci” ha detto.
Il passo indietro è arrivato dopo l’ultimatum lanciato da Pd e Sel che avevano minacciato di ricorrere alla sfiducia. In precedenza si erano dimessi il vicesindaco Marco Causi e gli assessori Stefano Esposito e Luigina Di Liegro che di fatto avevano lasciato Marino solo. Con le dimissioni del sindaco Marino, in Campidoglio si apre la stagione del commissariamento con il voto in primavera. Anche se, per legge, il sindaco ha 20 giorni di tempo durante il quale può revocarle. A disciplinare tutta la materia è il Testo Unico sugli Enti locali, aggiornato dal Decreto legislativo 267 del 2000 che prevede tre strade in una vicenda come quella del Campidoglio. Le dimissioni del sindaco diventano esecutive dopo 20 giorni, lasso di tempo nel quale può revocarle. A quel punto scatta la procedura di scioglimento del Consiglio comunale, con la sospensione di tutte le cariche istituzionali. Viene nominato un commissario – del rango di prefetto, nel caso di Roma – che porta la Capitale alle elezioni. Il voto avverrebbe in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno 2016, in base alla Legge 120 sulle elezioni negli enti locali del 1999.
A Roma ci sono i due precedenti delle dimissioni da sindaco di Francesco Rutelli nel 2001 e di Walter Veltroni nel 2008, entrambi per correre come candidati premier nelle elezioni politiche. Il commissariamento durerebbe fino alla primavera del 2017 nel caso il sindaco si dimettesse e l’amministrazione decadesse dopo il 24 febbraio. Si voterebbe quindi nella primavera del 2017 a meno che il governo non fissi per decreto una nuova tornata elettorale negli Enti locali. Quanto all’ipotesi che sia lo stesso prefetto di Roma Franco Gabrielli – che è anche coordinatore del Giubileo – ad essere nominato commissario, questa non viene esclusa dalla legge ma, sottolineano fonti della prefettura, non è mai accaduto in Italia e viene ritenuta “impossibile”. In tanto i pellegrini si preaparno a calare su Roma.
(com.unica, 9 ottobre 2015)