Sangue a Gerusalemme. Diplomazie al lavoro e l’appello di Yehoshua
Ancora violenze contro civili e militari israeliani: a Gerusalemme un giovane palestinese ha cercato di colpire con un coltello alcuni agenti che lo avevano fermato per dei controlli, venendo poi ucciso. Due gli attacchi falliti a Hebron: il primo contro un civile, il secondo contro una soldatessa. Dopo il tramonto un altro soldato ha subito un attacco a Kiryat Arba. Sui social network si moltiplicano i video che spiegano nel dettaglio “come accoltellare un ebreo”.
I video sono stati mostrati dall’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Danny Danon nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza. C’è intanto attesa a Berlino per il vertice tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il segretario di Stato americano John Kerry, che ieri ha fatto tappa all’Expo incontrando il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni. “Siamo pronti a collaborare con John Kerry nel tentativo di bloccare ogni escalation di violenza tra Israele e Palestina, evitando che anche lì sventoli la bandiera dell’Is”. L’Europa può esercitare un ruolo decisivo per raggiungere un accordo tra Israele e Palestina. Servono inoltre iniziative concrete per fermare l’escalation di violenza. È il duplice appello rivolto dallo scrittore israeliano Avraham Yehoshua ai leader del Vecchio Continente in un’intervista a ‘La Repubblica’ in cui fornisce una sua analisi della situazione.
Sulle stesse pagine, Siegmund Ginzberg ripercorre la storia della Spianata delle Moschee, esaminando il ruolo e il significato del luogo sacro per le diverse confessioni monoteiste. Velenosa “amaca” di Michele Serra, che senza approfondire i diversi nessi di causalità, scrive: “Sarà una considerazione banalmente meccanicistica, ma se un’epidemia di laicità, se non di miscredenza, dilagasse in Terra Santa, probabilmente morirebbero meno persone, in Terra Santa”.
(com.unica, 18 ottobre 2015)