[ACCADDE OGGI]

Oggi 21 ottobre la storia ci affida molti avvenimenti su cui riflettere: dal Senatus  Consultum ultimum a Marco Tullio Cicerone, alla battaglia di Trafalgar ed il trionfo di Horatio Nelson, alla sconfitta dei “nordisti” nella guerra di secessione americana a Ball’s Bluff e la morte dell’amico di Lincoln Baker che comandava gli unionisti, il grande raduno pacifista a Washington contro la guerra del Vietnam, e altro ancora. Ho scelto, invece un fatto accaduto in Italia nel 1998 e che, forse, vi sembrerà non degno di grande ricordo storico: il 21 ottobre 1998 si insedia il primo governo D’Alema, il primo governo con a capo un ex comunista. Ma com’è che  accadde e  perché un ex comunista, ateo conclamato (già alle elementari,  in un tempo in cui queste cose erano impensabili, si rifiutò di partecipare alle lezioni di religione ostentando la sua contrarietà ad ogni fede religiosa), uomo di apparato dell’ex PCI, così come lo era stato il padre che fu anche partigiano dei GAP, fu chiamato a capo del governo?

L’antefatto: Romano Prodi (cattolico militante di sinistra, allievo di Beniamino Andreatta, ministro con Andreotti e presidente dell’IRI nominato da De Mita) nel 1994 incontra Berlusconi a Palazzo Chigi,  dopo che questi, inaspettatamente aveva vinto le elezioni creando il partito di Forza Italia sulle ceneri della “prima repubblica”, e gli rassegna le dimissioni da presidente dell’IRI. Prodi dichiarerà qualche giorno dopo l’intenzione di dedicarsi alla politica per far nascere un’alleanza elettorale tra tutti i partiti e i movimenti di sinistra: nasce “L’Ulivo”. Berlusconi verrà disarcionato dalla poltrona di palazzo Chigi dopo appena sei mesi in quanto destinatario di un avviso di garanzia dalla procura di Milano ricevuto tramite il “Corriere della Sera”, ma anche e soprattutto perché, in una cena a base di sardine il suo alleato Umberto Bossi decise di rompere l’alleanza.  Alla cena fu presente tra gli altri Massimo D’Alema. L’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro,  “calendario alla mano”, accetta le dimissioni di Berlusconi e lo sostituisce con Lamberto Dini ex direttore generale  della Banca d’Italia e ministro di Berlusconi.

Si arriva al 1996, l’Ulivo vince le elezioni e Prodi forma il suo governo con D’Alema ministro degli esteri. Da ministro degli esteri si dà molto da fare per intrattenere rapporti internazionali soprattutto con gli americani, autorizza la missione militare in Libano e intrattiene rapporti intensi con i palestinesi. Ma arriva la crisi per Prodi che non riesce a trattenere Fausto Bertinotti allora capo di Rifondazione Comunista. Intanto un altro ex democristiano Clemente Mastella si muove per formare una pattuglia parlamentare in grado di sostituire i voti di Bertinotti con la benedizione, ma più esattamente con la regia di Francesco Cossiga, odiato presidente della Repubblica dai comunisti. Nasce l’Udeur e Mastella nel suo intervento alla Camera dichiara di essere pronto a votare per una coalizione di governo che comprenda gli stessi partiti che formano l’Ulivo a condizione che il capo del governo non sia Prodi.

Il profilo che traccia Mastella è proprio quello di D’Alema che il 21 ottobre del 1998 giura da Presidente del Consiglio nelle mani di Scalfaro. Il tempo di fare la guerra nel Kosovo, poi la crisi e poi nuovamente a capo dell’esecutivo fino al 25 aprile del 2000. Naturalmente, non sappiamo se vi fu una cena tra Mastella, Cossiga e D’Alema per portare un ex comunista a palazzo Chigi, è possibile. Sappiamo quanto Cossiga disse in una intervista a ”Sette” del Corriere della Sera il 25 gennaio 2001: “- Ho dato vita all’operazione più ardita contribuendo a portare a Palazzo Chigi il primo postcomunista… Indegnamente ho fatto quello che aveva in mente Aldo Moro. E poi c’erano esigenze pratiche. Non saremmo stati in grado di affrontare la crisi del Kosovo, se avessimo avuto un governo Prodi. D’Alema, come tutti quelli educati alla scuola comunista, non è un pacifista…. (in quanto)… Il pacifismo comunista non esiste. Mentre esiste il pacifismo cattolico e certamente ne era parzialmente intriso Prodi…”.

La storia di oggi è nota, D’Alema non è più segretario del DS, oggi PD, né capo del governo e nemmeno parlamentare. È il capo di una fondazione molto potente “Italianieuropei “ che vive grazie a numerosi finanziamenti. Renzi è convinto di averlo rottamato ma lui dice che sarà Renzi a cadere. Le cene private e i patti di crostata non si usano più. Sono state sostituite dalla carta di credito che utilizzano un po’ tutti,  dall’ex sindaco di Roma all’ex sindaco di Firenze. D’Alema non è stato mai sindaco sognando il Quirinale con il beneplacito di Berlusconi. Ma non è  detto, visto che al Quirinale un ex comunista c’è già stato.

(Franco Seccia/com.unica, 21 ottobre 2015)

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