“L’Intifada proseguirà fino alla liberazione di Gerusalemme, della Cisgiordania e della Palestina”. È la minaccia di Hamas  che tenta dunque di prendere il controllo politico della spirale di attentati sulla popolazione ebraica da parte di palestinesi e arabi israeliani che fino a questo momento sono stati definiti solo “lupi solitari”. L’organizzazione avrebbe anche attivato le sue cellule “in sonno” in Cisgiordania.

Per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è quindi “necessaria” la presenza di check-point agli ingressi e alle uscite dei quartieri arabi di Gerusalemme. Stop invece alle nuove barriere di cemento erette come provvedimento temporaneo per isolare le zone da cui proviene la maggior parte dei terroristi responsabili degli attacchi degli ultimi giorni.

Al lavoro anche le diplomazie. Il ministero degli Esteri israeliano ha convocato l’ambasciatore francese Patrick Maissonave per esprimere la “decisa opposizione” alla proposta di Parigi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di istituire osservatori internazionali sul Monte del Tempio. Oggi a Berlino invece incontro tra Netanyahu e il segretario di Stato americano John Kerry, che incontrerà anche il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen e il re giordano Abdullah II e ieri da Madrid ha sottolineato il diritto di Israele a difendersi. L’ex premier italiano Silvio Berlusconi, ha criticato la “inaccettabile equidistanza” della comunità internazionale “tra aggressori e aggrediti”.

(com.unica, 20 ottobre 2015)

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