È andato al blogger saudita 31enne Raif Badawi il premio Sacharov 2015, il più importante riconoscimento europeo per i diritti umani, quasi una sorta di Nobel in favore di chi si batte in favore della libertà di espressione in quei paesi dove questa è considerata un reato da perseguire. Il premio, che deve il suo nome al fisico e dissidente sovietico Andrej Sacharov ed è stato istituito nel 1988, in passato è andato, fra gli altri, alle madri di Plaza di Mayo, al dissidente cinese Hu Jia e, più di recente, alla giovanissima pakistana Malala Yousafzai.

L’annuncio, salutato da una standing ovation, è stato dato dal Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, che ha colto l’occasione per fare un appello al re dell’Arabia Saudita affinché conceda la grazia al giovane blogger e gli permetta di essere presente a Strasburgo il prossimo 16 dicembre per poter ritirare il premio.

Come è noto Raif Badawi è stato arrestato nel 2012 per oltraggio all’islam e condannato alla pena di 10 anni di carcere, mille frustate e una multa equivalente a 250 mila dollari. Creatore del sito Free Saudi Liberals, Badawi aveva già subito nel 2008 una condanna per apostasia. Nonostante le crudeli condanne e intimidazioni di ogni tipo non ha mai dato segni di cedimento al regime. Davanti a una folla di un migliaio di persone gli sono già state inflitte le prime 50 frustate di una brutale sentenza in cui sono previste altre 19 sessioni da 50.

Intorno al suo caso si sono mobilitate le associazioni che in tutto il mondo si battono per i diritti umani come Amnesty International e Human Rights Watch, che sono riuscite almeno ad ottenere una temporanea sospensione della pena. Così, come la stessa Malala in Pakistan, anche Badawi – la cui unica colpa è promuovere un dibattito pacifico – è diventato un simbolo universale della lotta per il rispetto dei diritti umani nel mondo.

(Sebastiano Catte/com.unica, 31 ottobre 2015)

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