[ACCADDE OGGI]

Vale ricordare quel 3 novembre del 1942 quando gli italiani al fronte sul territorio egiziano patirono una sconfitta, una delle tante, ma forse l’unica subita con onore.  «Dobbiamo davvero inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i leoni della Folgore.» dichiarò il primo ministro britannico Winston Churchill alla Camera dei Comuni quando già la BBC aveva dato la notizia sulla vittoria delle truppe inglesi ad El Alamein diffondendo la seguente dichiarazione: «Gli italiani si sono battuti molto bene ed in modo particolare la divisione Folgore, che ha resistito al di là di ogni possibile speranza.»

Al valore di quei soldati italiani che combatterono così fieramente tra le sabbie del deserto di Matruh che portano verso Alessandria d’Egitto, non mancò l’apprezzamento dei due maggiori contendenti in campo, il feldmaresciallo Erwin Rommel che scriverà nelle sue memorie, “avevamo chiesto troppo ai nostri camerati italiani. Con il loro armamento debole e scadente non avrebbero potuto fare di più, né si capisce come abbiano potuto farlo” e il generale inglese Bernard Montgomery che ebbe a dire: “Se gli italiani avessero avuto i nostri mezzi, avrebbero vinto”. Ecco l’armamento debole delle truppe italiane e i mezzi che mancarono in una battaglia iniziata il 23 ottobre con l’obiettivo dell’Asse di arrivare ad Alessandria per raggiungere il canale di Suez e bloccare la principale via di rifornimento dall’India per i britannici.

Quasi due settimane di feroci combattimenti che alla fine, il 3 novembre, portarono alla ritirata delle truppe italo-tedesca nettamente inferiori nel dispiegamento di uomini e mezzi sul campo. L’Armata dell’Asse non esisteva più. I resti dell’Afrika Korps e un fiume di automezzi ripiegarono lungo la litoranea, verso occidente, «col sole alle spalle e il viso rivolto alla notte», per raggiungere la via Balbia dopo il confine libico-egiziano. Il bilancio finale delle perdite registrò i seguenti numeri: 10.000 morti, 15.000 feriti e 34000 prigionieri tra le forze italo-tedesche, mentre le perdite delle truppe del Commonwealth (inglesi, indiani, australiani, neozelandesi ecc.) ammontarono a circa 15000 tra uomini morti, feriti e dispersi. Il X Corpo d’Armata italiano, con l’annientamento delle divisioni Brescia, Pavia e Folgore non esisteva più. 

A El Alamein, oggi località turistica balneare egiziana, vi sono ben tre cimiteri di guerra, il Cimitero del Commonwealth, il Sacrario Militare Tedesco e il Sacrario Militare Italiano. Nel Sacrario italiano insieme alle altre v’è una lapide apposta dai bersaglieri che recita “mancò la fortuna non il valore”. E’ vero non mancò il valore al 7° Bersaglieri, ai paracadutisti della Folgore, ai carristi dell’Ariete, ai fanti della Piave e della Littorio. Ma di certo non fu sfortuna. Mancarono i mezzi.

Gli italiani presero il posto di Davide armati di fionda contro il gigante Golia che spadroneggiava con superiorità di armi in ogni campo. E questa volta Davide perse nonostante il coraggio e il valore. Il ricordo è dovuto questi eroi del deserto egiziano che sapendo di soccombere non vollero chinare la testa e abbassare le armi scariche alla tracotanza di un nemico gonfio e spavaldo. Spavaldo fino al punto che il vincitore generale Montgomery diventato “Lord Montgomery visconte di Alamein” è passato alla storia militare britannica come il comandante eccessivamente cauto e metodico che preferiva la superiorità schiacciante di fuoco e di mezzi nelle battaglie.

(Franco Seccia, com.unica 3 novembre 2015)

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