La Francia dichiara guerra al Califfato
“La Francia è in guerra”. Ha esordito così François Hollande nel suo discorso alle due camere di Assemblea Nazionale e Senato riunite a Versailles per la terza volta nella storia repubblicana francese. Hollande ha dunque presentato al Parlamento quali saranno le misure straordinarie che il paese intraprenderà per far fronte alla situazione di emergenza dopo gli attentati di Parigi: un’intensificazione delle operazioni in Siria e un rafforzamento dell’alleanza con Stati Uniti e Russia per smantellare le roccaforti dell’Isis, un progetto di prolungamento a tre mesi dello stato di emergenza, un richiamo a tutti gli Stati dell’Unione Europea affinché si uniscano alla Francia nella sua lotta ma anche lavorino a una “protezione effettiva delle frontiere esterne”, un miglioramento della sicurezza interna, ma soprattutto una revisione della Costituzione perché “questa guerra di altro tipo richiede un regime che permetta di gestire lo stato di crisi, uno strumento appropriato per basarvi il varo di misure eccezionali per un certo periodo, senza dover ricorrere allo stato d’assedio e senza compromettere l’esercizio delle libertà pubbliche”.
“Noi – ha detto Hollande – sradicheremo il terrorismo perché i francesi vogliono continuare a vivere insieme senza temere i loro simili. Noi sradicheremo il terrorismo perché la libertà di movimento delle persone e il multiculturalismo restino possibili e la civiltà umana ne sia arricchita. Noi sradicheremo il terrorismo affinché la Francia continui a mostrare il cammino da percorrere. ll terrorismo non distruggerà la Repubblica, perché sarà la Repubblica a distruggerlo”.
L’obiettivo della lotta al terrorismo anche al centro del vertice G20 in Turchia, dove il presidente statunitense Barack Obama ha parlato di un’intensificazione della strategia contro lo Stato Islamico – definito “il volto del male” – ma senza l’invio di altre truppe di terra, sollecitando tutti a “non confondere i rifugiati che scappano dalla violenza con i terroristi”. La strategia di Obama, si regge su tre pilastri: “Le operazioni in corso per ridurre il territorio controllato dall’Isis, quelle contro il terrorismo per prevenire altri attentati come quelli di Parigi, e il filone diplomatico per trovare una soluzione politica alla guerra in Siria”. Intanto, mentre la Francia si rialza e tenta di riprendere la vita quotidiana, è aperta la caccia all’uomo per catturare l’ultimo degli otto attentatori ancora vivo e latitante, Salah Abdeslam, francese, 26 anni, che sabato ha passato la frontiera franco-belga sabato mattina, quando è stato identificato ma non fermato. Ieri la polizia belga ha effettuato un grande blitz a Molenbeek, quartiere di Bruxelles crocevia di jihadisti, ma Abdeslam non era lì, e nemmeno in Piemonte come a un certo punto della giornata si era temuto. A Molenbeek vivevano anche Mohamed Amri, uno degli arrestati che potrebbe essere l’artificiere che ha preparato i giubbotti bomba proprio in casa sua, dove è stata trovata una grande quantità di nitrato, e Abdelhamid Abaaoud, 27 anni anni, di origine marocchina, la mente che sarebbe dietro gli attacchi di Parigi, coordinati dalla Siria. Da lì sarebbero passati, prima o poi, tutti gli attentatori.
(com.unica, 17 novembre 2015)