Censis, Italia in letargo. Bene il mattone, male il lavoro giovanile
L’annuale rapporto dell’istituto di ricerca traccia la fotografia di un Paese in cui la ripresa non decolla. I consumi sono in ripresa ed emerge l’inventiva dei giovani imprenditori ma il 20% delle famiglie è in difficoltà economica. Peggiora la percezione della qualità sanitaria mentre è boom per acquisti online e car-sharing
Un’Italia in letargo – È questa la definizione che sintetizza il rapporto Censis 2015. L’annuale fotografia dell’istituto di ricerca descrive un Paese in cui la ripresa non decolla e si è perso il gusto del rischio. I consumi sono in ripresa ma una famiglia su cinque ha difficoltà economiche. Letargo collettivo ma emerge l’inventiva – Il 49esimo rapporto Censis parla di “un letargo esistenziale collettivo” in cui prevale l’ottica del “giorno per giorno”, ma si può anche notare il rilancio del primato della politica e soprattutto uno sviluppo fatto di capacità inventive, individuali e collettive: dinamiche spontanee che prendono sempre più consistenza. L’Italia ha infatti il più ampio numero di giovani lavoratori autonomi tra i principali Paesi europei: sono 941mila (nella classe 20-34 anni). Il 15% degli under 30 ha intenzione di avviare una start-up nei prossimi anni. Crescono i giovani titolari d’impresa (+20%). Tra i segmenti più dinamici la ristorazione e la ricettività.
La lenta ripresa – Per la prima volta dall’inizio della crisi la quota di famiglie italiane che nell’ultimo anno hanno aumentato la propria capacità di spesa risulta superiore a quella delle famiglie che l’hanno ridotta (25% contro 21%). Allo stesso tempo, però, sfiora il 20% del totale il numero delle famiglie che non riescono a coprire tutte le spese con il proprio reddito. Si vede una “pericolosa povertà di progettazione per il futuro, di disegni programmatici di medio periodo”. A ciò corrisponde “una profonda debolezza antropologica, un letargo esistenziale collettivo, dove individui, famiglie e imprese restano in un recinto securizzante, ma inerziale”. Cambiano lavori e stili di consumo – Stando al rapporto Censis, negli ultimi 6 anni sono crollati di oltre il 10% i ferramenta, le boutique, le librerie, le macellerie, mentre si è registrato un vero e proprio boom di take away (+37%), ma anche di ristoranti (15,5%), bar (+10%) e gelaterie-pasticcerie (+8%). Nel 2015 si compra tanto su Internet e si condivide la macchina. Sono 15 milioni gli italiani che fanno acquisti sul web (2,7 milioni nell’ultimo anno hanno comprato prodotti alimentari in rete e l’home banking è praticato dal 46% degli utenti del web). Per muoversi, invece, sono sempre di più coloro che optano per il car sharing: il 4% degli italiani (circa 2 milioni) e la percentuale sale all’8,4% tra i giovani.
Gli stranieri in Italia – Nel nostro Paese gli immigrati inseguono una traiettoria verso la condizione di ceto medio, differenziandosi così dalle situazioni di concentrazione etnica e disagio sociale che caratterizzano quelle realtà all’estero. I titolari d’impresa stranieri sono aumentati del 31,5% (soprattutto nel commercio e nelle costruzioni), mentre le aziende guidate da italiani diminuivano del 10,6%. Il 44% degli italiani ritiene che è cittadino italiano chi nasce sul suolo italiano, per il 33% chi vive in Italia per un certo periodo di tempo minimo (non importa dove sia nato), per il 19% chi ha genitori italiani. Lo ius soli è quindi il criterio privilegiato.
Università e Sanità – Negli atenei italiani si registrano meno immatricolati ma più studenti che proseguono gli studi universitari. Il confronto tra i titoli di studio di donne italiane e straniere rivela un forte investimento in istruzione da parte delle straniere che detengono un diploma secondario o post-secondario nel 41,1% dei casi, a fronte del 33,5% delle donne italiane. Nelle scuole fa invece riflettere il dato secondo cui il 54,9% dei dirigenti scolastici ha dovuto gestire negli anni casi di cyber bullismo. Per quanto riguarda la Sanità, più di quattro italiani su dieci pensano stia peggiorando, quota che arriva al 64% al Sud. Più della metà considera inadeguato il Servizio sanitario regionale, ma la percentuale di insoddisfatti si avvicina all’83% nel Mezzogiorno. Colpa di costi che crescono e tempi di attesa che non calano, con la capacità del privato di offrire una concorrenza che spinge i cittadini spesso a pagare di tasca propria. Scricchiola però il modello italiano di family-care: la metà delle famiglie con una persona non autosufficiente ha risorse scarse. E spesso sono costrette a utilizzare tutti i propri risparmi, fino a vendere casa o indebitarsi. E il 40% delle persone si informa su internet per decidere se vaccinare o meno i figli.
Informazione e social – Nel 2015 la televisione ha una quota di telespettatori vicina alla totalità della popolazione (il 96,7%), bene anche la radio (QUI I DATI). Ma aumenta l’abitudine a guardare la tv attraverso i nuovi device come web e mobile. Le tv satellitari si attestano a una utenza complessiva del 42,4%. Gli utenti di internet continuano ad aumentare (+7,4%), raggiungendo una penetrazione del 70,9% della popolazione e gli smartphone sono impiegati regolarmente dal 52,8% degli italiani. Aumenta ancora la presenza sui social network: Facebook è frequentato dal 50,3% dell’intera popolazione e dal 77,4% dei giovani under 30, mentre Youtube raggiunge il 42% di utenti e il 10,1% usa Twitter. I mezzi di informazione che negli ultimi anni hanno incrementato la loro credibilità sono stati proprio i nuovi media: per il 33,6% è aumentata quella dei social network, per il 31,5% quella delle tv all news. Non è favorevole l’andamento della lettura dei libri (-0,7%): gli italiani che ne hanno letto almeno uno nell’ultimo anno sono solo il 51,4% del totale.
(Sebastiano Catte, com.unica 4 dicembre 2015)