Allah Akbar come un grido di guerra, di nuovo. Di nuovo a Parigi, di nuovo il 7 gennaio, come un anno fa, quando intorno a mezzogiorno i Kouachi facevano strage da Charlie Hebdo. “Ieri – scrive il Messaggero – è sembrato ricominciare tutto, alla Goutte d’Or, quadrilatero popolare, forse il più colorato, il più difficile, il più musulmano e arabo di Parigi, ai piedi di Montmartre. La gente che correva, le grida, i poliziotti armi in pugno che gridavano ai negozi di abbassare le saracinesche, ai passanti di rifugiarsi dentro ai portoni, di chiudere le finestre. Colpi d’arma da fuoco”.

La metamorfosi di Hollande, sottolinea il ‘Corriere della Sera’, è intanto completa. “L’uomo che ha passato i primi due anni all’Eliseo a studiare timide riforme fiscali e poco incisive scelte economiche, l’evanescente leader che alcuni accusavano di avere il carisma e il coraggio di un sottoprefetto di provincia – si legge – affronta oggi l’emergenza terrorismo con una determinazione che inquieta alcuni del suo stesso campo”.

All’esterno, Hollande ha infatti intensificato i bombardamenti contro lo Stato islamico in Siria, facendo del ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian il suo uomo di fiducia; all’interno, il presidente sostenuto dal premier Manuel Valls e dal ministro Bernard Cazeneuve, presenta in questi giorni un progetto di legge “che dà grandi poteri alla polizia e ai procuratori, slegati dal controllo giudiziario”.

(com.unica 8 gennaio 2016)

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