Lutero, mea culpa sugli ebrei
Dalla «terra di Lutero» un nuovo passo per il dialogo ebrei-riformati. Era il 1543 quando Martin Lutero scrisse il libello Degli ebrei e delle loro menzogne, nel quale, tra le altre ignominie, si invitava a ripulire la Germania dalla «piaga» giudaica, dando «fuoco alle loro sinagoghe e alle loro scuole». Gli stessi nazisti, più che negli scritti antisemiti di Hegel o di altri filosofi, per le proprie persecuzioni s’ispirarono a quel terribile testo. Lo stesso pogrom scatenato in Germania, Austria e Cecoslovacchia durante la cosiddetta «notte dei cristalli» fu voluto proprio nel giorno del compleanno di Lutero. «Il 10 novembre 1938 – scriveva allora il vescovo evangelico-luterano di Eisenach, Martin Sasse – bruciano in Germania le sinagoghe. Dal popolo tedesco viene finalmente distrutto il potere degli ebrei sulla nuova Germania e così viene finalmente incoronata la battaglia del Führer, benedetta da Dio, per la piena liberazione del nostro popolo».
Non a caso nella stessa Eisenach del vescovo Sasse, tanto per intendere quanto sia stato diffuso e si sia prolungato nel tempo l’antisemitismo luterano, dal 1939 è esistito un istituto di formazione che pubblicava un Nuovo Testamento e un libro dei canti entjudet, cioè «degiudeizzati». A capo vi era un certo Walter Grundmann, che anche dopo il 1945 continuò a educare catechisti e diaconi. Un autore che viene pubblicato tutt’oggi e tutt’oggi un suo libro sul cristianesimo delle origini si può rintracciare in due terzi delle biblioteche parrocchiali della Germania orientale. Solo di recente, e comunque finora senza elaborazione di documenti espliciti, le comunità protestanti hanno preso le distanze da quel testo. E si è dovuti arrivare agli anni Ottanta del Novecento perché le Chiese evangeliche riconoscessero quello di Israele come il popolo eletto da Dio. Del resto, la teologia protestante ha sempre insegnato che il «vero Israele» è la Chiesa.
A meno di due anni dalla ricorrenza dei 500 anni dalla presentazione delle 95 tesi che Lutero affisse sulla porta della Schlosskirche di Wittenberg («Avrete poco da festeggiare!» è stata la recente invettiva lanciata dall’ebreo-svizzero-tedesco Micha Brumlik a un simposio sulla Riforma), tra le tante iniziative che le varie Chiese riformate stanno predisponendo con grande dispiego di energie in vista dell’«anno luterano» che avrà inizio il 31 ottobre 2017 (per lo più progetti avviati già anni fa e pensati a livello di vertici ecclesiali), va segnalata quella di un parroco luterano di Mühlhausen, in Turingia, nella terra che per prima ha accolto la predicazione del frate agostiniano tedesco.
Teja Begrich, questo il suo nome, 44 anni, oltre a essere parroco è delegato della Chiesa Evangelica della Germania Centrale nella Consulta per il Dialogo cristiano-ebraico. Ed è stato lui a volere che la sua Chiesa si pronunciasse finalmente a chiare lettere sull’antisemitismo di Lutero. Nel testo da lui elaborato si dice tra l’altro: «Ci riconosciamo colpevoli e mancanti nelle Chiese dove l’odio verso gli ebrei di Martin Lutero è rimasto fino ai tempi più recenti, come esso fosse parte del Vangelo. Ci impegniamo a rispettare l’identità religiosa dell’ebraismo e a concorrere alla sua conoscenza. Abbiamo capito che il dialogo cristiano-ebraico è parte della nostra missione. Nonostante la colpa della nostra Chiesa, auspichiamo incontri fondati sulla piena fiducia».
«Fino a questo momento – ha detto Begrich al settimanale Zeit – a proposito dell’antigiudaismo di Lutero la nostra Chiesa evangelica regionale non aveva ancora espresso alcuna parola ufficiale di rammarico. Dunque ce n’era assolutamente bisogno». Va detto che un anno fa venne pubblicato un pamphlet ufficiale d’orientamento, elaborato dagli organismi centrali della Ekd, la Chiesa Evangelica Tedesca, e intitolato La Riforma e gli ebrei, dove si ricorda tra l’altro che gli scritti antisemiti di Lutero sono incompatibili con il Nuovo Testamento. «Certo – precisa Begrich –, il problema è che un documento come quello lo leggono solo i teologi, e a pagamento, e forse un paio di giornalisti… Noi, come cristiani, volevamo dire finalmente: cara comunità ebraica, ci dispiace molto che l’odio antisemita di Lutero sia stato accettato così a lungo dalla nostra Chiesa. Dunque non si trattava di riflettere su un tema astratto e in maniera accademica, volevamo formulare un’ammissione di colpa comprensibile per tutti. Abbiamo sentito il bisogno di una parola chiara e vincolante». Evidentemente Begrich aveva bene in mente anche quello che successe nella sua Mühlhausen il 18 febbraio 1701, quando suoi antichi concittadini esortarono il consiglio comunale ad espellere gli ebrei dalla città portando a giustificazione quanto scritto da Lutero su di loro. Peraltro, sempre nell’intervista rilasciata a Zeit, alla domanda se riscontra opposizioni alla critica da lui formulata ai testi antisemiti luterani, Begrich ha risposto: «Di recente ho predicato su questo tema a Möhra, la città dov’è nato il padre di Lutero, e lì la gente s’è sentita oltraggiata. Questo significa che a loro va detto ancor più chiaramente che il peccato originale più grande della nostra Chiesa è l’antigiudaismo».
Vito Punzi, AVVENIRE, 13 gennaio 2016