Asia Bibi, la madre che rischia l’impiccagione per aver offeso il profeta Maometto
A poche ore dalla terribile strage compiuta nel parco giochi di Lahore in cui sono morte 74 persone, tra cui più di trenta bambini, migliaia di fondamentalisti islamici sono scesi in piazza nella capitale del Pakistan Islamabad per chiedere a gran voce l’impiccagione di Asia Bibi, la madre cristiana condannata nel 2010 per aver offeso il profeta Maometto durante una lite. Lo scopo dei manifestanti è quello di intimidire la Corte suprema che dovrà prendere una decisione sulla condanna della donna.
Asia Bibi, in attesa di giudizio in carcere da ben 2.475 giorni è una donna che in questi anni ha dato una grande dimostrazione di fede. Shahid Mobeen, presidente dell’associazione Pakistani cristiani in Italia e professore alla Pontificia Università Lateranense di Roma, in un’intervista al “Giornale” ha affermato che anni fa, mentre aspettava la sentenza della Corte, un giudice è entrato nella sua cella e le ha offerto la libertà in cambio del suo pentimento e della conversione all’islam. Lei ha risposto: “Preferisco morire da cristiana che uscire dal carcere da musulmana. Le difficoltà però non mancano”.
“Dieci milioni di pakistani sarebbero pronti a uccidermi con le loro mani” ha raccontato Asia nel libro Blasfema (Mondadori), uscito qualche anno fa. L’8 novembre 2010, dopo cinque minuti di camera di consiglio, arriva la sentenza di impiccagione. La folla dei fanatici islamici come oggi urlava “Allah akbar!”, fuori dal tribunale.
Purtroppo sul caso non vi è stata ancora un’adeguata mobilitazione da parte dei governi e dei media internazionali. Una delle poche eccezioni viene dal Parlamento europeo: il vicepresidente Antonio Tajani in un’interrogazione scritta rivolta all’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha chiesto all’Ue un intervento immediato per scongiurare l’esecuzione di Asia. Tajani ha chiesto inoltre “in che modo e attraverso quali misure politiche e diplomatiche il servizio europeo per l’azione esterna si sta adoperando per evitare l’esecuzione di Asia Bibi e se sono previste iniziative volte a promuovere la libertà di espressione e di religione in Pakistan, condannando ogni legge che limiti tale diritto”.
Pochissimi però i politici che si sono espressi sulla triste vicenda, e anche da parte del Vaticano non arrivano parole sufficientemente forti di condanna. “Su Asia Bibi, una normalissima madre di famiglia condannata a morte soltanto perché cristiana – scrive oggi “Il Foglio” – al più c’è un sopracciglio di sussiego o qualche editoriale di giornale ben nascosto. L’ignavia dell’occidente l’ha già condannata a morte”.
(com.unica, 1 aprile 2016)