Il Pil pro capite nel Mezzogiorno (16.761 euro) è quasi la metà di quello del Nord Ovest (30.821) e del Nord Est (29.734 euro). Sono i risultati che emergono dalla radiografia sullo stato del nostro paese contenuta nel rapporto dell’Istat “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, che offre un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, delle differenze regionali che lo caratterizzano e della sua collocazione nel contesto europeo.

La pubblicazione presenta una selezione dei più interessanti indicatori statistici, spaziando dall’economia alla cultura, al mercato del lavoro, passando dalle condizioni economiche delle famiglie, alla finanza pubblica, all’ambiente. che si riferisce al 2014.

Nel documento dell’Istituto Nazionale di Statistica si legge che “nel 2013, le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito disponibile netto (esclusi i fitti imputati) pari, in media, a 29.473 euro, circa 2.456 euro al mese. Tuttavia, poiché la distribuzione dei redditi è asimmetrica (il valore medio è decisamente superiore a quello mediano), il 50% delle famiglie ha percepito un reddito non superiore a 24.310 euro, corrispondente a 2.026 euro al mese”.

Nel 2014 l’Italia si conferma il quarto paese per importanza demografica dopo Germania, Francia e Regno Unito. Oltre un terzo della popolazione italiana è concentrata in tre regioni: Lombardia, Lazio e Campania. Il Mezzogiorno è l’area più popolata del Paese anche se è cresciuta meno dal punto di vista economico nel periodo 2004-2014.

Dal rapporto si evince anche che siamo un paese vecchio, dove ci si sposa sempre meno e si fanno pochi figli. Ma non mancano i dati positivi: omicidi e rapine in calo, benché si sia registrato un lieve aumento dei furti. Il nostro agroalimentare è primo in Europa per qualità e siamo anche più salutisti: mangiamo meglio e fumiamo meno, anche se solo un terzo pratica sport in maniera costante. Il nostro Paese registra il numero di denominazioni geografiche più elevato a livello comunitario, 269 nel 2014. Oltre all’Italia le produzioni di qualità sono valorizzate in Francia, Spagna e Portogallo. Nel 2013 il valore aggiunto per addetto del settore è pari a 142,8 euro per 100 euro di costo unitario del lavoro, confermando il trend di crescita.

Luci e ombre nel settore della cultura. Se da un lato cala la lettura, dall’altro cresce la partecipazione culturale degli italiani. Negli ultimi anni sono aumentati i visitatori a musei e mostre e a siti archeologici e monumenti ma anche le persone che vanno al cinema (quasi il 50% della popolazione). Per quanto riguarda la stampa e il web, nel 2015 si stabilizza la quota di persone che leggono quotidiani (47,1%) e aumenta leggermente quella di chi legge libri, anche se è ancora sotto il 50%. Le percentuali maggiori di lettori si registrano fra i giovani e le donne. A livello territoriale tutte le regioni del Mezzogiorno presentano valori inferiori al dato nazionale ad eccezione della Sardegna. Si conferma elevato, anche se in leggera diminuzione, l’utilizzo della Rete per la lettura di giornali, news o riviste; tra i giovani di 20-24 anni uno su due usa il web a questo scopo. Su scala europea l’Italia occupa l’ultima posizione insieme all’Irlanda (nel 2014). Nel 2015 l’8,2% della popolazione di 6 anni e più legge online e scarica dal web libri e e-book, la quota sale a poco meno del 20% tra i giovani di 15-24 anni. Questa forma di fruizione culturale è più diffusa nel Nord-ovest, unica ripartizione dove si registra una crescita rispetto al 2014.

Quanto alla pratica sportiva abbiamo una crescita nel 2015 ma riguarda ancora solo un terzo della popolazione (più gli uomini che le donne); la quota più elevata si riscontra nel Nord-est (39,4%), la più bassa nel Mezzogiorno (24,9%). Poco meno di un quarto dei praticanti vi si dedica in modo continuativo.

(com.unica, 7 aprile 2016)

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