Non credono più nella rivoluzione scaturita dalle cosiddette ‘primavere arabe’, ma nemmeno nel progetto crudele dell’Isis. Leggono poco i giornali e molto Facebook, inseguono il sogno di un lavoro e della stabilità più che gli ideali della democrazia. Sono le nuove generazioni di arabi, un esercito di 200 milioni di ragazzi tra i 15 e i 24 anni fotografati nell’Arab Youth Survey, ricerca annuale condotta dalla società di consulenza internazionale Burson-Marsteller.

Basato su 3.500 interviste individuali, il sondaggio rivela che per i giovani arabi l’Isis rappresenta il “più grande problema del Medio Oriente” e che il suo piano è destinato a fallire. Nei 16 paesi dove è stata condotta la ricerca – Algeria, Bahrein, Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Marocco, Oman, Autorità palestinese, Qatar, Arabia saudita, Tunisia, Emirati arabi e Yemen – i jihadisti raccolgono solo il 13% dei consensi tra i ragazzi, il 6% in meno di un anno fa. Consensi che, comunque, sarebbero concessi solo “nel caso in cui l’Isis rinunciasse alla violenza”. Non sembrano avere la vocazione per la guerra santa, dunque, la maggioranza dei giovani interpellati per i quali la disoccupazione e la mancanza di opportunità sono considerate le prime cause di radicalizzazione. Un dato inquietante se si considera che, stando ai numeri dell’Organizzazione internazionale del lavoro, i giovani disoccupati nei paesi arabi potrebbero arrivare fino a 70 milioni.

Nella lista dei paesi coinvolti manca la Siria, ma sul conflitto che la sta insanguinando da oltre cinque anni i giovani intervistati hanno le idee chiare. Il 39% è convinto che il conflitto sia una “guerra per procura” combattuta tra poteri regionali e mondiali; il 29% la considera una rivoluzione contro il regime di Bashar al Assad e solo per il 22% è una guerra civile tra siriani.

La ricerca traccia anche un interessante quadro sulla generazione post ‘primavere arabe’. Per un giovane arabo su cinque oggi la “stabilità” è più importante della democrazia, mentre nel 2011 il sogno del 92% dei ragazzi arabi era “vivere in un paese democratico”. E solo il 36% pensa che il mondo arabo oggi si trovi in una condizione migliore rispetto al periodo precedente alle rivoluzioni (nel 2012 la percentuale era del 72%).

Detto questo, due terzi dei giovani arabi chiedono ai loro leader di fare di più sul fronte delle libertà individuali e dei diritti umani, soprattutto delle donne. Aumentano anche i giovani arabi che si informano su internet (32%), il 29% guarda i notiziari in tv e solo il 6% compra il giornale. Infine per un giovane su quattro (il 22%) gli Emirati arabi uniti sono considerati il “paese ideale in cui vivere” e un “paese modello” per il 23%. Tuttavia, la società di consulenza autrice del sondaggio, che ha un ufficio anche a Dubai, non ha fatto domande specifiche sulle violazioni negli Emirati che quotidianamente vengono denunciate dalle organizzazioni per la tutela dei diritti umani.

(com.unica, 13 aprile 2016)

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