Intervista al professor Vignoli, autore di ‘L’irredentismo di Nizza e del Nizzardo’.

Finalmente uno studio accademico getta una luce sulla storia delle terre dell’ovest, Briga, Tenda e su quegli italiani dimenticati. Il genocidio culturale degli italiani del confine occidentale e la cortina di silenzio sulle radici italiane di Nizza e del suo territorio. Mentre è vasta la storiografia sugli italiani delle terre ad est di Trieste, territori ceduti in seguito al trattato di pace senza condizioni che ha portato migliaia di italiani a cercare rifugio dall’Istria alla penisola italiana, risulta poco noto quello che fu un esodo meno importante in fatto di numeri ma non meno gravoso per chi vi fu costretto.

Stiamo parlando degli italiani del Tendasco e Brigasco che vollero lasciare quei territori dell’estremo ovest italiano per poter mantenere la propria cittadinanza nel momento del passaggio di sovranità alla Repubblica Francese. Uno dei pochissimi studiosi che si sono presi a cuore la vicenda di questi italiani dimenticati è il Professor Giulio Vignoli. Uno studioso scomodo che nella sua vita accademica e di ricercatore ha cercato gli italiani sia in terre vicine sia in territori davvvero molto lontani, come la Bosnia o la Crimea. Il Professor Vignoli ha recentemente pubblicato il saggio – ‘L’irredentismo di Nizza e del Nizzardo’– ed. Settimo Sigillo, Roma, 2015).

Ho apprezzato molto l’espressione che ha usato nella conferenza di presentazione del Suo ultimo libro a Milano, tenuta presso l’Associazione Nazionale Volontari di Guerra: “genocidio culturale”, per riferirsi al fenomeno di assimilazione forzata degli italiani nei territori consegnati alla Repubblica Francese nel secondo dopoguerra. Può parlarne ai nostri lettori?

Il termine “genocidio culturale” è stato inventato dal sociologo Sabino Acquaviva dell’Università di Padova recentemente scomparso. Ironia della sorte il genocidio culturale inizia sia per Nizza, sia per la Corsica con Napoleone III. Ma non da subito. La Francia non riconosce minoranze nazionali o lingue minoritarie, non aderendo neppure alla Associazione internazionale.

Come Lei ha accennato nella Sua presentazione, gli storici hanno rivolto l’attenzione all’emigrazione forzata dalle terre italiane a est, ma non si sono accorti di questa tragedia che si stava svolgendo a ovest?

All’est tutto fu più drammatico: le foibe, le deportazioni, tutto cruento. Circa 350.000 abitanti fuggirono, 10.000 furono uccisi, La Francia operò sul piano culturale. Chi voleva continuare a vivere in Francia doveva prendere la nazionalità francese.

Lei ha parlato di italofili irredenti che avevano potuto rialzare la testa durante l’occupazione italiana, può approfondire?

Con l’occupazione del Nizzardo le antiche radici italiane tornarono a nuova vita. Si stampava”Il Nizzardo” diretto da Ezio Garibaldi, figlio di Menotti. Si crearono i Gruppi di Azione Nizzarda.

Che riviste o periodici si stampavano in italiano e ad oggi ve ne sono?

In questi ultimi anni si è cercato di stampare giornali in italiano ma tutti chiusero per motivi economici. Del resto la nostra repubblica non ne ha mai sostenuto la stampa. La Repubblica Italiana è una madre matrigna.

Ha affermato che evidentemente la scarsa propensione italiana a penetrare in profondità all’interno del territorio francese nella Seconda Guerra Mondiale doveva derivare da qualche accordo segreto; può essere più chiaro?

È generale opinione che noi non avanzammo a seguito di accordi segreti con i Francesi. I documenti sono spariti. In particolare quelli che custodiva Umberto II.

In Corsica, a parte Toussaint Casanova, la situazione era differente? Vi erano moti filo italiani?

Si, in Corsica la situazione era molto diversa. Esisteva chiaramente un partito italiano e molti intellettuali corsi vi aderirono. Furono poi condannati a morte o alla galera. Quando andai in Corsica la prima volta, era difficile parlarne. Mi inviarono una collega perchè cessassi le ricerche. I loro nomi dovevano rimanere impronunciabili. Vivevano nascosti come Marta Renucci o Poli o Angeli. Dovetti scovarli fra minacce nascoste. Simon Cristofini tentò il suicidio e venne fucilato moribondo.

2016, Lei è stato a Nizza e nell’area circostante, vi sono ancora persone che si definiscono italiane e che parlano italiano?

A Nizza quasi tutti sanno un po’ d’italiano, magari non sanno rispondere, ma rispondono in francese con esattezza dimostrando che hanno capito ciò che lei chiedeva.

Professore, Lei è uno studioso “scomodo”, si sarà probabilmente trovato in situazioni spiacevoli.

Naturalmente l’essere un accademico mi protesse, ma influì negativamente sulla mia carriera.

Luca Di Grazia, IL GIORNALE, 5 maggio 2016

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