Lo strano caso di Dorian Gray e il ritratto di Oscar Wilde
“Ogni uomo uccide la cosa che ama” – Oscar Wilde
Il Ritratto di Dorian Gray fu pubblicato per la prima volta il 20 giugno 1890, a puntate, sulle pagine del mensile di letteratura Lippincott’s Monthly Magazine, molto diffuso in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Il romanzo, opera dello scrittore e poeta irlandese Oscar Wilde, fu un successo-scandalo e divenne il bersaglio di molte critiche e polemiche, soprattutto per la sfida che lanciava alla morale vittoriana del tempo. Vi si narra con estrema lucidità e crudezza, della corruzione di un giovane e bellissimo esteta, Dorian Gray, che nell’ostinata ricerca del piacere, passa attraverso le peggiori dissolutezze, senza che nulla intacchi i suoi lineamenti. Questo è reso possibile da un patto magico che opera un misterioso rovesciamento, per cui i segni del decadimento fisico e morale di Dorian, si imprimono su un ritratto realizzato da un amico pittore. Dorian tiene celato a tutti il quadro, ma ne è segretamente affascinato e torna a guardare di nascosto, tutte le notti, la rappresentazione della propria decadenza morale. Finché un giorno, dopo aver percorso tutta la strada del vizio fino al delitto, non resistendo più all’angoscia di quella visione, trafigge con un pugnale il ritratto di Dorian Gray, mettendo fine, senza saperlo, alla finzione: i servi il mattino dopo troveranno il quadro perfetto e incontaminato, e Dorian, irriconoscibile rugoso e avvizzito, morto ai suoi piedi.
Il romanzo fu pubblicato in volume nel 1891 con l’aggiunta di una prefazione, curata dallo stesso autore, e dei capitoli III, V, XV, XVI, XVII e XVIII. Cambiamenti che non furono apprezzati molto dal pubblico, poiché veniva meno l’alone di mistero e la spontaneità della narrazione.
Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde nacque a Dublino nel 1854. Suo padre era uno scienziato e oculista di fama europea ( curò re Oscar I di Svezia che divenne per procura padrino di Wilde), sua madre, Jane Francesca Elgee, donna dal temperamento particolare (che qualcuno ritenne responsabile della triste rovina del figlio), aveva sostenuto in gioventù la causa dell’indipendenza irlandese, e raccolse intorno a sé un salotto letterario, prima a Dublino, poi a Londra. Oscar fu allevato nella religione Protestante. Studiò al Trinity College di Dublino, dove si distinse come latinista e grecista, e vinse una borsa di studio per il Magdalene College di Oxford, dove si laureò nel 1878. Quindi si stabilì a Londra, con una laurea eccellente e una piccola reputazione di poeta, e si autoproclamò capo del “movimento estetico”, dedicandosi alla vita mondana e alle stravaganze. Tenne un ciclo di conferenze in Inghilterra e negli Stati Uniti, proclamandosi il portavoce della bellezza, contro gli orrori e le brutture della società industriale. Nel 1884 sposò Constance Lloyd ed ebbero due figli, Cyril e Vyvyan.
Sempre immerso nel mondo dell’arte e della mondanità, assunse un tenore di vita splendido, arrotondando la dote della moglie con l’attività di giornalista e di critico letterario. Tuttavia, il successo finanziario e mondano causarono la sua rovina. Iniziò a dedicarsi ad aperte pratiche omosessuali, proibite dalla legislazione inglese. Nel 1891 iniziò una relazione con Lord Alfred Douglas, detto Bosie, poeta e figlio del Marchese di Queensberry. Quest’ultimo lo insultò con un biglietto: “ad Oscar Wilde che si atteggia a sodomita”. Spinto dal suo giovane amante, querelò il Marchese, ma durante il processo fu dimostrata la fondatezza delle calunnie che costui aveva mosso contro e finì sul banco degli imputati, accusato di estrema indecenza, con una condanna a due anni di carcere duro e lavori forzati, da scontare prima a Wandsworth poi a Reading. Durante il processo i giudici lessero tutte le lettere scritte agli amici e Il Ritratto di Dorian Gray, a riprova che fosse un degenerato ossessionato da perversioni erotiche. Era il 1895. I suoi libri scomparvero dalle librerie, le sue opere teatrali furono cancellate dai cartelloni. I suoi beni finirono confiscati e venduti all’asta per pagare le spese processuali. Perse la tutela dei figli, sua madre morì nell’infamia, sua moglie nel dolore e nella povertà.
Quando uscì di prigione fu respinto da tutti, inseguito e cacciato dagli sgherri del Marchese di Queensberry, e faticò a trovare un misero alloggio e un po’ di cibo. Morì di meningite il 30 novembre del 1900, in uno squallido albergo parigino, dopo aver tentato invano di riprendere l’attività teatrale. In extremis si era convertito al Cattolicesimo, chiudendo per sempre il capitolo della sua ribellione. Al di là delle colpe, se ne aveva, fu soltanto un capro espiatorio: aveva osato scatenare uno scandalo e aveva osato sfidare il sistema e la legge inglese. Di tutti quelli che si scagliarono contro di lui, primo fra tutti Queensberry, nessuno era senza macchia.
“Ognuno vede il proprio peccato in Dorian Gray. Quale fu il peccato di Dorian Gray nessuno lo dice e nessuno lo sa. Chi lo scopre l’ha commesso” (Oscar Wilde).
(Nadia Loreti/com.unica 18 giugno 2016)