Gli effetti devastanti delle politiche di austerità imposte dalla troika in un report della Banca di Grecia. L’allarme suona anche per l’Italia.

Solo qualche anno fa nessuno avrebbe osato immaginare che nella vecchia e prospera Europa avremmo dovuto constatare un aumento significativo della mortalità infantile. È quel che è accaduto in questi anni in Grecia ed è uno degli effetti più dolorosi delle disumane politiche di austerità imposte al paese dalla troika (vedi tagli alle spese sanitarie).

A riportare questi dati non è un improvvisato blog di cosiddetta “controinformazione” ma l’ultimo report di politica monetaria della Banca di Grecia, nel quale vengono descritti nei dettagli alcuni cambiamenti nelle condizioni di vita dei cittadini nel capitolo “Riforme sulla salute, sulla crisi economica e l’impatto sulla salute della popolazione”. Ecco alcune delle conclusioni più significative a cui è arrivato il rapporto:

  • Aumento dei suicidi.
  • La mortalità infantile è anch’essa salita, di quasi il 50%, principalmente a causa dei decessi di bambini di età inferiore a un anno e al declino delle nascite, pari a -22,1%. Il tasso di mortalità infantile è salito dal 2,65% nel 2008 al 3,75% nel 2014.
  • In aumento i casi di persone affette da disturbi mentali, soprattutto dalla depressione. L’aumento è stato il seguente: si è passati dal 3,3% del 2008 al 6,8% del 2009, all’8,2% nel 2011 e poi al 12,3% nel 2013. Nel 2014, il 4,7% della popolazione sopra i 15 anni ha dichiarato di soffrire di depressione, contro il 2,6% del 2009.
  • Crescita delle malattie croniche approssimativamente del 24%

Sono dati che ci mostrano un paese in ginocchio e che nonostante tutto viene ancora sottoposto a misure (vedi l’ulteriore aumento dell’Iva dal 23 al 24%) che aggravano ulteriormente una situazione già di per sé drammatica.

Assistiamo così alla chiusura di sale operatorie e alla riduzione del personale perché semplicemente non ci sono più soldi. Cinque anni fa la Grecia spendeva 18 miliardi di euro per la salute dei suoi 11 milioni di abitanti – un numero superiore alla media europea – oggi i tagli arrivano a 60%. Sul “Daily Mail” abbiamo letto di recente un reportage in cui si faceva riferimento a reparti ospedalieri strapieni con bambini tenuti in ostaggio per il pagamento delle spese sanitarie e pazienti in punto di morte lasciati da soli; di reparti di terapia intensiva senza più i soldi per i letti; di facchini utilizzati come paramedici; di pazienti a cui viene detto di portarsi le lenzuola da casa; di freni di vecchie ambulanze rompersi mentre queste viaggiano ad alta velocità e ospedali che rimangono senza farmaci e medicazioni.

Possiamo citare altre centinaia di situazioni analoghe, che testimoniano condizioni di vita paragonabili a quelle di un paese del terzo mondo. È un quadro che ci deve allarmare perché anche in Italia cominciano a intravvedersi dei segnali inquietanti (vedi tagli ulteriori alla spesa sociale e sanitaria che vengono fatti passare subdolamente come misure di “razionalizzazione e di efficientamento della spesa”) che spingono in questa direzione. Ce n’è abbastanza per un ripensamento radicale del nostro ruolo all’interno dell’Unione Europea, senza il quale avremmo buone probabilità di trovarci in condizioni simili a quelle della Grecia. Difficile però capire se vi sia da parte del governo la volontà politica e la capacità di invertire questa china. Oltretutto, come abbiamo constatato proprio in questi giorni, l’aver sottovalutato le emergenze economiche e dato per mesi priorità alla riforma costituzionale e all’Italicum non ha pagato nemmeno in termini di voti, tutt’altro. Non è difficile intuire infatti che i temi legati al disagio sociale e ai tagli alla Sanità abbiano pesato in maniera rilevante nel recente insuccesso elettorale del partito del Presidente del Consiglio.

(com.unica, 21 giugno 2016)

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