L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha pubblicato ieri un rapporto da cui si evince che più della metà – 3,7 milioni – dei sei milioni di bambini in età scolare sotto il mandato dell’Agenzia non ha la possibilità di frequentare alcuna scuola. Il rapporto è stato pubblicato alla vigilia dell’incontro dei leader mondiali che si terrà il 19 e il 20 settembre in occasione del vertice dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sui rifugiati e migranti e del vertice dei leader sulla crisi globale dei rifugiati ospitata dal presidente degli Stati Uniti. Circa 1,75 milioni di bambini rifugiati – si legge nel documento – non frequentano la scuola primaria e 1,95 milioni di rifugiati adolescenti non hanno accesso alla scuola secondaria. Per i rifugiati la probabilità di non poter frequentare la scuola è cinque volte superiore alla media globale.

“Si tratta di una crisi per milioni di bambini rifugiati”, ha dichiarato Filippo Grandi, l’alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “L’istruzione dei rifugiati è gravemente trascurata, quando invece rappresenta una delle poche occasioni a nostra disposizione per trasformare e costruire delle generazioni future che possano cambiare le sorti di decine di milioni di persone costrette alla fuga a livello globale”.

Il rapporto confronta i dati a disposizione dell’UNHCR relativi all’istruzione dei rifugiati con i dati dell’UNESCO sulle iscrizioni scolastiche a livello globale. Solo il 50 per cento dei bambini rifugiati ha accesso all’istruzione primaria, rispetto a una media globale di oltre il 90 per cento. E quando questi bambini crescono, il divario diventa un baratro: solo il 22 per cento degli adolescenti rifugiati frequenta la scuola secondaria rispetto a una media globale del 84 per cento. Riguardo all’istruzione superiore, solo l’uno per cento dei rifugiati frequenta l’università, a fronte di una media globale del 34 per cento.

“Mentre la comunità internazionale sta valutando quale sia il modo migliore per affrontare la crisi dei rifugiati, è essenziale andare oltre la mera sopravvivenza”, ha dichiarato Grandi. “L’istruzione permette ai rifugiati di plasmare positivamente il futuro sia dei loro paesi di asilo che dei loro paesi d’origine quando un giorno dovessero farvi ritorno”.

(com.unica, 16 settembre 2016)

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