Nadia Murad e Lamiya Aji Bushar, le attiviste Yazide sequestrate dallo Stato Islamico, hanno vinto il Premio Sakharov 2016 per la libertà di pensiero. A scegliere il vincitore, il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz insieme ai capigruppo dei gruppi politici. La cerimonia ufficiale di premiazione si terrà a Strasburgo il prossimo 14 dicembre. Il premio Sakharov per la libertà di pensiero è assegnato ogni anno dal Parlamento europeo ed stato istituito nel 1988 per onorare gli individui e le organizzazioni che combattono per la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Al vincitore vengono donati 50mila euro. L’anno scorso il premio è stato assegnato a Raif Badawi.

Nadia Murad e Lamiya Aji Bashar sono sopravvissute alla schiavitù a cui erano state costrette dai militanti dello Stato Islamico (IS). Dopo la tragica esperienza, sono diventate portavoce di tutte le donne seviziate e torturate dalla campagna di violenza messa in piedi dall’Isis. In più, le due donne appartengono alla comunità Yazida, una minoranza religiosa irachena oggetto di persecuzione da parte del califfato. Sono diventate portavoce anche delle istanze di questo gruppo indebolito dalle violenze in atto nell’area. “Stiamo dimostrando che la lotta di Nadia Murad e Lamiya Aji Bashar non è stata vana e l’Europa è pronta a sostenerle passo dopo passo per aiutare a combattere le brutalità commesse da questo sedicente Stato Islamico, che terrorizza ancora troppe persone. – ha sottolineato il Presidente Schulz annunciando i nomi delle vincitrici in plenaria – Sono riuscite a fuggire e arrivare in Europa, dove sono state accolte e protette”. Entrambe le attiviste provengono da Kocho, uno dei villaggi vicino a Sinjar, in Iraq. Il 3 agosto 2014, i militanti dello Stato Islamico hanno ucciso tutti gli uomini del villaggio. Le donne giovani, tra cui Aji Bashar, Murad e le loro sorelle, sono state rapite dai militanti e costrette alla schiavitù sessuale.

A novembre 2014, Murad è riuscita a fuggire con l’aiuto di una famiglia che l’ha trasportata fuori dalla zona controllata dai militanti dello Stato Islamico. Ha vissuto per qualche tempo in un campo profughi nel nord dell’Iraq e poi è riuscita ad arrivare in Germania. Un anno dopo, nel dicembre 2015, Murad è stata invitata a parlare al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove ha tenuto un discorso molto forte sulla tratta degli esseri umani raccontando la sua esperienza diretta. Nel mese di settembre 2016, è diventata la prima ambasciatrice di UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine) per la dignità dei sopravvissuti alla tratta degli esseri umani. In questo ruolo, sta partecipando a iniziative volte ad aumentare la consapevolezza sulla situazione di schiavitù in cui vivono molte persone in tutto il mondo.

Aji Bashar ha cercato di fuggire diverse volte dalla schiavitù senza riuscirci. Ad aprile 2015 ce l’ha fatta, grazie alla sua famiglia che ha pagato alcuni contrabbandieri locali. Durante la fuga, è esplosa una mina che ha ucciso due persone che la stavano aiutando a scappare e Bashar è rimasta ferita gravemente, perdendo quasi completamente la vista. Una volta arrivata al sicuro, è stata trasportata in Germania per le cure mediche dove ha potuto incontrare altri sopravvissuti della sua regione. Dall’arrivo in Europa, Bashar svolge attività di sensibilizzazione sulle atrocità commesse alla comunità Yazida in Iraq e aiuta donne e bambini vittime delle violenze dello Stato Islamico.

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