La riconquista di Mosul e la resistenza dell’Isis
Le truppe dell’esercito iracheno insieme agli alleati anti-Isis sono entrati in città, riconquistando il controllo dell’edificio che ospita la tv di Stato nella zona di Kukjali. Secondo la Bbc, i 50 mila uomini che da due settimane stanno tenendo sotto assedio la città stanno incontrando una forte resistente da parte dei circa 5 mila militanti dello Stato Islamico, decisi a combattere fino alla morte. In città ci sono ancora migliaia di donne e bambini che, si teme, possono essere usati come scudi umani. Una tempesta di sabbia avvolge l’area del combattimento, ostacolando le operazioni e regalando ai jihadisti un vantaggio strategico.
Nel corso dell’avanzata verso Mosul sono stati ritrovati materiali di propaganda dello Stato islamico che enuncerebbero le regole da rispettare, dalla lunghezza della barba per gli uomini, alla possibilità di utilizzare le donne prigioniere come schiave sessuali. Secondo la portavoce dell’Ufficio Onu per i Diritti Umani Ravina Shamdasani l’Isis avrebbe tentato di trasferire lunedì 25mila civili da un sobborgo a sud di Mosul fino al centro della città per usarli come scudi umani. I civili sono stati trasferiti su migliaia di veicoli, molti dei quali non sono riusciti ad arrivare a destinazione perché gli aerei della coalizione militare che appoggia l’Iraq pattugliavano la zona e li hanno obbligati a tornare alla zona di Hamman al-Ali, da dove erano partiti. “Siamo molto allarmati per la sorte di costoro e delle decine di migliaia di civili che sono stati spostati dall’Isis negli ultimi giorni”, ha affermato Shamdasani. Secondo la Carta di Roma, sul quale è stata creata la Corte Penale internazionale, il sequestro di persone in un conflitto armato è un crimine di guerra; e lo è anche costringere civili a spostarsi per ragioni non legate alla loro sicurezza o a imperativi militari. “Osserviamo che per l’Isis sequestrare civili per portarli il più vicino possibile alla città di Mosul, o alle loro strutture o installazioni militari, è diventata una pratica di condotta”. L’obiettivo dei fondamentalisti islamici è ovviamente quello di assicurarsi che le zone dove operano siano fortemente popolate per disinnescare eventuali operazioni militari.
(com.unica, 2 novembre 2016)