Il saggista e professore alla Columbia University Jeffrey D. Sachs esorta i governi ad affrontare con decisione una delle sfide chiave del nostro tempo. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) e l’accordo sul clima di Parigi contribuiranno a guidarli verso i progetti giusti.

NEW YORK – La grande delusione dell’economia mondiale oggi è costituita dai bassi tassi di investimento. Negli anni che hanno portato alla crisi finanziaria del 2008, la crescita nei paesi ad alto reddito è stata favorita dalla spesa per l’edilizia abitativa e dai consumi privati. Quando la crisi ha colpito, entrambi i tipi di spesa sono crollati, e gli investimenti che avrebbero dovuto intervenire in sostituzione non si sono mai materializzati. Questo deve cambiare.

Dopo la crisi, le principali banche centrali del mondo hanno tentato di rivitalizzare spese e occupazione tagliando i tassi di interesse. La strategia ha funzionato, in una certa misura. Inondando i mercati di capitali di liquidità e mantenendo bassi i tassi di interesse di mercato, i politici hanno incoraggiato gli investitori ad incrementare i prezzi azionari e obbligazionari. Questo ha creato ricchezza finanziaria attraverso plusvalenze, stimolando nello stesso tempo i consumi e – attraverso offerte pubbliche iniziali – una certa quota di investimenti.

Tuttavia, questa politica ha raggiunto i propri limiti – ed imposto costi innegabili. Con i tassi di interesse pari o addirittura sotto lo zero, gli investitori contraggono crediti per scopi altamente speculativi. Di conseguenza, la qualità complessiva degli investimenti è diminuita, mentre si è incrementata la leva finanziaria. Quando le banche centrali alla fine stringeranno i livelli di credito, si creerà un rischio reale di decrementi significativi dei prezzi degli asset.

Poiché la politica monetaria è stata spinta al massimo delle sue possibilità, ciò che è mancato è stato l’aumento degli investimenti a lungo termine in treni ad alta velocità, strade, porti, energia a basso tenore di carbonio, acqua potabile e servizi igienico-sanitari, sanità ed istruzione. Con l’austerità di bilancio che frena gli investimenti pubblici, le grandi incertezze riguardo alle politiche pubbliche, e la tassazione internazionale che ostacola gli investimenti privati, tale tipo di spesa è generalmente diminuita nei paesi ad alto reddito.

Nonostante le promesse del presidente degli Stati Uniti Barack Obama di investimenti in treni ad alta velocità ed in altre infrastrutture moderne, non un miglio ferroviario veloce è stato costruito durante i suoi otto anni di mandato. È il momento di tradurre le parole in fatti, negli Stati Uniti e altrove, e inaugurare una nuova era di elevati investimenti nello sviluppo sostenibile.

Una strategia di questo tipo si trova di fronte tre sfide: identificare i progetti giusti; sviluppare piani complessi che coinvolgano sia il settore pubblico che quello privato (e spesso più di un paese); e strutturare i finanziamenti. Per avere successo, i governi devono essere in grado di programmare in modo efficace a lungo termine, definire il budget, e realizzare i progetti. La Cina ha dimostrato queste capacità negli ultimi 20 anni (anche se con gravi conseguenze ambientali), mentre gli Stati Uniti e l’Europa hanno subito un arresto. Ai paesi più poveri, nel frattempo, è stato detto spesso da parte del Fondo Monetario Internazionale ed altri di non tentare nemmeno. Oggi, i governi saranno aiutati nel superare almeno una delle sfide chiave. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) e l’accordo sul clima di Parigi contribuiranno a guidarli verso i progetti giusti.

Il mondo ha bisogno di massicci investimenti in sistemi energetici a bassa emissione di carbonio, e che si smetta di costruire nuove centrali elettriche a carbone. Inoltre, esso ha la necessità di massicci investimenti in veicoli elettrici (e batterie avanzate), insieme ad una forte riduzione dei veicoli a combustione interna. È necessario che il mondo in via di sviluppo, in particolare, si doti anche di grandi investimenti in progetti idrici e di igienizzazione delle aree urbane in rapida crescita. Inoltre i paesi a basso reddito, in particolare, hanno bisogno di estendere i sistemi sanitari e di istruzione.

L’iniziativa della Cina denominata “one belt, one road” – che si propone di collegare l’Asia all’Europa con reti infrastrutturali moderne – contribuirà a far avanzare alcuni di questi obiettivi, partendo dal presupposto che i progetti siano elaborati per un futuro energetico a basse emissioni di carbonio. Questa iniziativa rilancerà l’occupazione, la spesa e la crescita, in particolare nelle economie senza sbocco sul mare in tutta l’Eurasia. Dovrebbe anche fornire nuovo dinamismo alle relazioni economiche e diplomatiche tra Unione Europea, Russia e Cina.

Un programma simile è urgente in Africa. Anche se i paesi africani hanno già individuato gli investimenti prioritari per l’elettrificazione e il trasporto, il progresso resterà lento senza una nuova fase di spesa per investimenti.

La spesa complessiva dei paesi africani in materia di istruzione da sola dovrebbe aumentare di decine di miliardi di dollari all’anno; la spesa complessiva in infrastrutture dovrebbe incrementarsi di almeno 100 miliardi di dollari all’anno. Queste esigenze dovrebbero essere coperte in gran parte da prestiti a basso tasso d’interesse a lungo termine da parte di Cina, Europa e Stati Uniti, così come attraverso la mobilitazione del risparmio a lungo termine dei paesi africani (attraverso, ad esempio, l’introduzione di nuovi sistemi pensionistici).

Anche gli Stati Uniti e l’Europa hanno bisogno di nuovi importanti programmi infrastrutturali. Gli Stati Uniti – dove l’ultimo progetto di grandi infrastrutture, il sistema autostradale nazionale, si è concluso negli anni settanta – dovrebbero accentuare gli investimenti in energia a basse emissioni di carbonio, treni ad alta velocità, e la diffusione di massa dei veicoli elettrici.

Per quanto riguarda l’Europa, il Piano di Investimenti per l’Europa della Commissione Europea – soprannominato “Piano Juncker”, dal nome del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker – dovrebbe diventare il programma di OSS della UE. Si dovrebbe concentrare, per esempio, sulla creazione a livello europeo di una rete di trasmissione di energia a basso tenore di carbonio, e su un massiccio incremento di produzione di energia rinnovabile.

Per contribuire a finanziare tali programmi, le banche multilaterali di sviluppo – come la Banca Mondiale, la Asian Development Bank, e l’African Development Bank – dovrebbero aumentare di gran lunga il debito a lungo termine da parte dei mercati dei capitali a prevalenti bassi tassi di interesse. Esse dovrebbero quindi prestare questi fondi a governi ed enti di investimento pubblico-privato.

I governi dovrebbero imporre gradualmente crescenti tasse sul carbonio, utilizzando i ricavi per finanziare sistemi energetici a bassa emissione. Inoltre si devono eliminare le enormi lacune del sistema mondiale d’imposta sulle società, aumentando così l’imposizione fiscale globale sulle imprese di circa 200 miliardi di dollari l’anno, se non di più. (Le aziende americane attualmente sono adagiate su quasi 2 miliardi di dollari di fondi offshore che dovrebbero finalmente essere tassati.) I ricavi aggiunti dovrebbero essere destinati a nuove spese per investimenti pubblici.

Per i paesi più poveri, la maggior parte degli investimenti necessari dovrebbe arrivare dall’incremento degli aiuti pubblici allo sviluppo. Ci sono diversi modi per reperire i soldi da destinare a tali aiuti supplementari mediante la riduzione delle spese militari, per esempio ponendo termine alle guerre in Medio Oriente; prendendo una netta posizione contro una nuova generazione di armi nucleari; tagliando le basi militari statunitensi all’estero; ed evitando una corsa agli armamenti tra USA e Cina attraverso una maggiore diplomazia e cooperazione. Il ricavo derivante dalla pace deve essere indirizzato verso l’assistenza sanitaria, l’istruzione e le infrastrutture nelle regioni attualmente povere e dilaniate dalla guerra.

Lo sviluppo sostenibile non è solo un desiderio o uno slogan; esso offre l’unica via realistica verso la crescita globale e alti tassi di occupazione. È tempo di dedicargli l’attenzione – e gli investimenti – che merita.

Jeffrey D. Sachs, project-syndicate 31 ottobre 2016

* Jeffrey D. Sachs (Detroit 1954) è un economista e saggista statunitense. Insegna “Sviluppo Sostenibile e Politica e gestione sanitaria” alla Columbia University di New York, dove dirige anche l’Earth Institute. Nel 2004 e nel 2005 la rivista americana “Time” l’ha inserito nella lista delle 100 personalità più influenti del pianeta.

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