Doris Lessing, visionaria cantrice dell’esperienza femminile
Il 17 novembre 2013 si spense nel sonno all’età di 94 anni Doris Lessing, scrittrice britannica Premio Nobel per la Letteratura nel 2007.
Interessata da sempre alle tematiche dell’esperienza femminile, senza per questo essere un’accanita femminista, nacque nel 1919 in Iran e crebbe nella Rhodesia del sud, oggi Zimbabwe, dove nel 1950 scrisse e ambientò il suo primo romanzo, L’erba canta.
In Rhodesia contestò apertamente la segregazione razziale, il sistema coloniale, la corruzione e il potere dei bianchi, e nel 1956 ne fu scacciata.
Scrittrice dalla personalità indomita e poco malleabile, da sempre in lotta contro l’ipocrisia della società, raggiunse la notorietà nel 1962 con il Taccuino d’Oro, diventato suo malgrado un classico della letteratura femminista. Le sue opere toccano varie tematiche sociali e politiche, spaziando dall’autobiografia alla fantascienza, al suo amore sconfinato per i gatti, descrivendo l’esistenza sempre con un linguaggio asciutto e uno stile realistico e dettagliato, dove i rapporti umani vengono vissuti e scandagliati attraverso la quotidiana lotta con vicende spesso dolorose, senza che queste scalfiscano il naturale rifugio che i legami rappresentano. Attivista dei diritti umani e membro del Partito Comunista, aveva sempre avvertito il bisogno di scrivere che coltivò con passione dopo che abbandonò la scuola, asfissiata nello spirito dai ritmi del collegio femminile cattolico che frequentava e dalla rigida educazione di stampo inglese. Il rapporto burrascoso con la madre la segnò in modo incisivo e questa ossessione impregnò tutti i suoi romanzi. Trovò un alleato nel padre, che la nutrì di storie di guerra e le insegnò il fatalismo. Con due matrimoni falliti alle spalle e un figlio, Peter, avuto da Gottfried Lessing, insofferente alla mentalità provinciale abbandonò la Rhodesia e si trasferì a Londra, dove fu pubblicato L’erba canta, che fu un grande successo editoriale. Nel corso degli anni ’70 spostò il suo interesse verso la condizione mentale di quegli esseri umani costretti a vivere in una società dominata dalla tecnologia. Dopo alcuni romanzi fantascientifici tornò al romanzo realista con La brava terrorista (1985) e Il quinto figlio (1988). Il suo attivismo politico e sociale non si è mai interrotto veramente e nel 1986 si recò in Pakistan con un’associazione di volontari per osservare da vicino la triste realtà dei profughi. Da quella straziante esperienza nascerà il libro “Il vento disperde le nostre parole” dove denuncia la tragedia afgana, soprattutto il silenzio che l’avvolge. Con questo libro ha cercato di scuotere la coscienza di un mondo indifferente. Nei suoi scritti emerge il sogno di poter vivere in un mondo diverso e l’amara consapevolezza che niente potrà mai cambiare.
La sua grandezza consiste non solo nell’aver sempre messo a fuoco temi scottanti, discutibili e opinabili, trasgressivi, non-conformisti, futuristici e in qualche modo addirittura profetici, ma nell’averlo sempre fatto dal punto di vista delle donne. I suoi libri sono un viaggio attraverso la condizione femminile, nascono dall’osservazione della realtà o da una denuncia. A volte, spesso, sono una confessione mascherata. Ma sono anche satira, pura invenzione di altri universi, di altre vite, sono sensibilità per l’invisibile o semplicemente per tutto ciò che è impossibile. I suoi libri narrano di mondi votati all’autodistruzione, che può essere evitata solo immergendosi nel misticismo, soprattutto nel sufismo, che la Lessing esplorò a lungo. Eppure, dietro tutte quelle parole, cercava semplicemente di raccontare delle storie.
(Nadia Loreti, 17 novembre 2016)