Dopo anni di estenuanti trattative che non sono andate in porto, l’Opec (Organizzazione degli esportatori di petrolio) ha raggiunto un accordo per ridurre la produzione di greggio di 1,2 milioni di barili al giorno. L’obiettivo, grazie alla collaborazione della Russia e di altri paesi non Opec, è quello una riduzione ulteriore di altri 600mila barili. Immediata ed euforica la reazione dei mercati, con le quotazioni del barile che hanno guadagnato fino al 10%, raggiungendo un picco di oltre 51 dollari nel caso del Brent.

Il 9 dicembre si terrà infatti un nuovo incontro allargato anche ai paesi non Opec, che sarà ospitato a Doha, nel Qatar. Segnali incoraggianti sono arrivati anche da Mosca: ieri il ministro dell’Energia Alexander Novak ha confermato che la Russia è pronta ad unirsi all’accordo tagliando la produzione di 300mila bg nella prima metà del 2017, sia pure «in modo graduale» per via di difficoltà tecniche nel controllo del flusso dai giacimenti. Novak non ha però indicato qual è la base di riferimento per i tagli.

Decisivo per la firma finale il sostegno arrivato da Iraq e soprattutto da Iran, il paese più restio a firmare l’accordo. Per evitare ripensamenti, le nuove quote di produzione sono state pubblicate. L’Indonesia, contraria al patto, ha congelato invece la sua partecipazione nell’Opec.

(com.unica, 1 dicembre 2016)

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