La Banca centrale europea ha deciso di prorogare di nove mesi il programma straordinario di supporto all’economia, il Quantitative easing, che doveva terminare a marzo 2017. Ma, a partire da aprile, inizierà a ridurre gli acquisti: gli stimoli scenderanno da 80 a 60 miliardi al mese.

Le scelte della Bce rafforzano immediatamente le Borse europee. Piazza Affari chiude la seduta a +1,6%. Mario Draghi, dopo l’annuncio della proroga del QE, assicura: “Non siamo di parte, non stiamo aiutando l’Italia”, ma è innegabile che le sue misure siano una boccata di ossigeno per il nostro paese, in un periodo di difficile crisi politica e bancaria.

Nonostante i mercati finanziari non abbiano registrato gli scossoni che alcuni paventavano dopo il referendum, la questione bancaria italiana continua infatti a occupare un ruolo di primo piano a livello internazionale. Se l’agenzia di rating Moody’s peggiora l’outlook dell’Italia a “negativo” pur mantenendo invariato il giudizio, dalla Commissione Ue arrivano parole di distensione sul fronte banche: “Non temiamo una crisi sugli istituti di credito” ha detto il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. Un invito a proseguire le riforme arriva invece dal Fondo Monetario Internazionale. Il responsabile della comunicazione Gerry Rice, nella consueta riunione settimanale con la stampa ha affermato che il Fmi ha “preso nota delle scelte fatte dal popolo italiano” e sostiene comunque “come già detto, che sia importante che l’Italia continui e allarghi i suoi sforzi sulle riforme per migliorare le sue prospettive di crescita e rafforzi la stabilità economica e finanziaria. Facciamo pressione affinché lo slancio delle riforme continui”.

(com.unica, 9 dicembre 2016)

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