Anis Amri, il tunisino accusato di essere l’autore della strage di Berlino, è stato ucciso nella notte tra giovedì e venerdì a Sesto San Giovanni, vicino Milano, da due poliziotti che lo avevano fermato per un controllo dei documenti. L’uomo sarebbe arrivato in Italia in treno, passando per la Francia, facendo tappa a Torino e infine giungendo a Milano. Prima di essere ucciso, ha sparato, ferendo alla spalla uno dei due agenti: operato, sarà dimesso oggi. 

I due poliziotti Cristian Movio e Luca Scatà, quest’ultimo in prova al commissariato di Sesto San Giovanni, sono i due agenti che hanno fermato il terrorista, che secondo il questore Antonio De Iesu “era un latitante pericolosissimo”. A loro sono arrivati i ringraziamenti di tutte le autorità e della polizia tedesca, ma la diffusione della loro identità ha scatenato polemiche perché potrebbe metterne a rischio la sicurezza. 

Ora si cercherà di capire se Amri avesse dei complici a Milano e quali sarebbero stati i suoi prossimi passi: in particolare, gli investigatori vogliono capire se intendeva restare latitante in Italia o tornare in Tunisia. Intanto in Germania si discute sui “buchi” della sicurezza che hanno permesso al tunisino, che si trovava nel Paese dall’estate 2015, di agire e poi fuggire attraversando almeno un paio di confini. L’intelligence italiana stava aspettando l’attentatore all’arrivo in Italia con l’aiuto di specialisti tunisini. In rete, nel frattempo, è stato diffuso un video in cui Amri giura fedeltà al califfato, girato probabilmente dopo l’attentato di Berlino. 

Mentre la cancelliera Angela Merkel ha ringraziato le forze dell’ordine italiane, i leader dei partiti populisti di diversi Paesi, da Marine Le Pen in Francia fino a Geert Wilders in Olanda, passando per Beppe Grillo e Matteo Salvini, chiedono l’abolizione definitiva di Schengen. 

(com.unica, 24 dicembre 2016)

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