Gli Stati Uniti hanno annunciato l’espulsione di 35 diplomatici e agenti dei servizi russi e la chiusura di due centri di intelligence, in risposta alle ingerenze di Mosca nelle presidenziali 2016 che avrebbero danneggiato i democratici con attacchi informatici (Washington Post). La Casa Bianca ha fatto sapere che verrà pubblicato un report con le prove. L’amministrazione Obama ha anche chiuso due compound usati dall’intelligence russa e imposto sanzioni sui due servizi segreti russi (Fsb, il controspionaggio, e l’Svr, lo spionaggio all’estero). Nel mirino anche 4 alti ufficiali dell’intelligence militare, il numero uno e i suoi vice, che secondo la Casa Bianca ordinarono l’attacco al Comitato Democratico. Secondo il New York Times si tratta della rappresaglia più forte mai adottata dall’America contro un cyber-attacco. “Tutti gli americani dovrebbero essere allarmati dalle azioni della Russia” ha affermato Obama che ha assicurato che saranno prese altre misure, “nei tempi e nei luoghi che stabiliremo, senza necessariamente renderle pubbliche”.

Questa mossa mette pressione sul presidente eletto Trump, che dovrà decidere a gennaio se confermare o no le sanzioni. Il tycoon ieri ha ribadito la necessità di “andare avanti”, ma ha promesso che incontrerà gli 007 americani. Non si è fatta attendere la reazione del Cremlino: il suo portavoce Dmitry Peskov ha fatto sapere che le nuove sanzioni rischiano di distruggere i rapporti diplomatici tra Usa e Russia, e ha annunciato le prime ritorsioni, tra cui la chiusura di una scuola americana a Mosca (Reuters). Secondo Mosca l’iniziativa di Obama ha l’obiettivo di ‘avvelenare il pozzo’ delle relazioni russo-statunitensi per rendere impossibile la collaborazione tra il suo successore e Putin.

(com.unica, 30 dicembre 2016)

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