È il gran giorno di Donald
Oggi Trump diventerà il 45esimo presidente degli Stati Uniti. Il meno popolare degli ultimi 40 anni, secondo gli ultimi sondaggi, secondo cui il 54% degli americani ha di lui un’opinione negativa.
La cerimonia d’insediamento inizierà alle 11.30 di fronte alla sede del Congresso, preceduta da una performance musicale mentre il presidente assisterà a una funzione religiosa. Il giuramento, nelle mani del presidente della Corte Suprema John Roberts Jr., si terrà alle 12. Infine il neopresidente sfilerà lungo Pennsylvania Avenue verso la Casa Bianca, accompagnato dalla moglie Melania, e dal vicepresidente Mike Pence e la moglie. Arrivato ieri a Washington, Trump ha assistito al tradizionale concerto in suo onore al Lincoln Memorial, da dove ha fatto appello al cambiamento: “E’ un movimento che non abbiamo mai visto nel mondo”.
In campagna elettorale Trump aveva promesso di portare a compimento 18 dei 60 punti del suo piano il primo giorno: soprattutto – lo scrive oggi La Stampa – bloccare l’immigrazione illegale (pugno di ferro per fermare l’arrivo di stranieri nel Paese e per espellere gli immigrati illegali: nel mirino di Trump, in particolare, i messicani e la minoranza musulmana); eliminare le ultime azioni esecutive di Obama; rivedere gli accordi sul clima e di scambio. Il nuovo protezionismo di Trump punterà a incentivare la produzione americana e diminuire i rapporti commerciali con i paesi stranieri. La Cina sarà la nemica principale dell’America, «concorrente sleale con cui fare meno affari». Inoltre Trump vuole snellire il governo federale e rendere più chiaro e flessibile il sistema politico.
Con una lettera Obama ha salutato il popolo americano ringraziandolo per averlo reso “un uomo migliore” .”Sarò accanto a voi a ogni passo – ha detto il presidente uscente.”E quando l’arco del progresso vi sembrerà lento, ricordatevi: l’America non è il progetto di una sola persona. La parola più potente della nostra democrazia è ‘we’, noi. Come in ‘We the People’. ‘We Shall Overcome’. E “Yes, we can”. Intanto The Atlantic guarda già alla campagna elettorale 2020 in cui potrebbe correre Mark Zuckerberg.
(com.unica, 20 gennaio 2017)