Sono oltre 10 milioni i minori che subiscono le conseguenze della guerra.

Da inizio anno, almeno 20 bambini in Siria sono stati uccisi in attacchi e molti di più feriti; 2 milioni di bambini sono tagliati fuori dall’assistenza umanitaria. Fino ad ora quest’anno, solo tre missioni inter-agenzie hanno raggiunto i bambini nelle aree sotto assedio. “Le strazianti immagini di un bambino che urla chiedendo di suo padre subito dopo aver perso entrambe le gambe in un assalto ad Idlib, la settimana scorsa, rappresentano un altro terribile monito che ci ricorda come i bambini in Siria continuino a vivere sotto attacchi a causa del conflitto”. È quanto dichiarato Geert Cappelaere, direttore regionale dell’UNICEF per Nord Africa e Medio Oriente. “Questa settimana, mentre continuano a Ginevra gli sforzi per mettere insieme tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria, giunto ormai al sesto anno di guerra, per tentare di arrivare ad una pace, noi lanciamo un appello a tutti loro di mostrare una leadership coraggiosa per i diritti dei bambini. E noi chiediamo a ciascuno di loro”, spiega Cappelaere, “di rispondere a questa domanda: e se fossero i tuoi bambini?”. “Dall’inizio di quest’anno, almeno 20 bambini sono stati uccisi in attacchi e molti di più feriti, compresa una bambina nata solo da un giorno ferita quando la sua casa è stata bombardata nella Damasco Rurale. Inoltre, circa 2 milioni di bambini sono ampiamente tagliati fuori dall’assistenza umanitaria urgentemente necessaria”, denuncia il rappresentante UNICEF.

“Questi dati”, osserva Cappelaere, “rappresentano un terribile indicatore secondo cui l’annunciata cessazione delle ostilità, nello scorso dicembre, deve ancora tradursi in reale protezione e nell’assistenza umanitaria per tutti i bambini in Siria. Fino ad ora quest’anno, solo tre missioni inter-agenzie hanno raggiunto i bambini in aree sotto assedio e difficili da raggiungere”. Eppure “il costo, non commensurabile, delle vite e delle sofferenze dovrebbe essere motivo di vergogna per il mondo e spingerlo ad intraprendere azioni immediate per trovare soluzioni, a livello politico, alla guerra”.  A nome dell’UNICEF Cappelaere ricorda “a tutte le parti in conflitto i loro obblighi secondo il diritto internazionale umanitario a proteggere i bambini in ogni momento, ovunque essi siano e non importa sotto quale controllo essi vivano. In tutto il Paese i bambini continuano a soffrire per le costanti e diffuse violenze e per la mancanza delle necessità di base necessarie per salvare e supportare le loro vite. Le parti in conflitto devono garantire accesso immediato, incondizionato e costante a tutti i bambini che hanno bisogno di aiuto in tutto il Paese. Gli assedi devono finire. La rimozione di aiuti salva vita dai convogli è inaccettabile, così come l’utilizzo dell’acqua come arma di guerra”.

“Tutte le parti in conflitto e tutti coloro che possono avere un’influenza devono agire secondo un estremo senso di urgenza per mettere, finalmente, a tacere le armi” e per Cappelaere “è giunto il momento per tutte le parti e coloro che hanno a cuore i bambini della Siria, di parlare di questi bambini”. “Gli oltre 10 milioni di bambini siriani che subiscono direttamente e quotidianamente le conseguenze di questo feroce conflitto vogliono solamente una cosa: che arrivi la pace e che possano riavere indietro la propria infanzia”, conclude Cappelaere, con un ultimo monito. “Le parti in conflitto e tutti coloro che le supportano devono tutto questo ai bambini della Siria e devono porre fine a questa guerra una volta per tutte”.

(Aise/Unicef, 24 febbraio 2017)

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