60esimo anniversario del Trattato di Roma: capitale blindata
Si lavora al documento di rilancio della Ue. L’Economist: l’Europa potrà salvarsi solo se diventerà molto più flessibile.
In attesa delle celebrazioni per i 60 anni del Trattato di Roma, che si terranno da domani nella Capitale, il ministro dell’Interno Marco Minniti ha rafforzato ulteriormente i controlli nelle aree sensibili. I paletti del Viminale per fermare i black bloc, ma anche la disposizione di installare barriere di cemento in strade e piazze, come dopo gli attacchi a Nizza, Berlino e ora Londra (Corriere). Verranno schierati 3mila agenti e sarà vietata la circolazione dei camion in città. C’è il pericolo di infiltrazioni tra le 20mila persone che sfileranno nei quattro cortei previsti, antagonisti no-euro, federalisti europei, Nostra Europa e nazionalisti.
Si lavora sui dettagli del trattato che i leader dei 27 Paesi firmeranno. Ma il documento di rilancio della Ue si annuncia sempre più annacquato, nel tentativo di far aderire anche la Grecia, che chiede sostegno sul debito, e la Polonia, contraria all’Europa a due velocità. L’Italia avrebbe preferito un maggiore impegno sull’Europa sociale, ma alla fine si è scelto di mettere l’accento anche sulla “diversità dei sistemi nazionali” del welfare. Quanto al primo punto, nell’ultimo testo si legge che “agiremo assieme, a ritmi e intensità diversi dove necessario, ma muovendoci nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e tenendo la porta aperta a quelli che vogliono raggiungerci più tardi. La nostra Unione è indivisa e indivisibile”.
Sulla necessità di un forte cambiamento concorda l’Economist, che dedica l’ultima copertina alla Ue: per salvarsi deve diventare molto più flessibile. Nell’editoriale del settimanale si sottolineano le forti minacce interne ed esterne: da un lato le conseguenze legate alla crisi dell’euro su cui soffiano i partiti e i movimenti euroscettici, a partire dal Front National di Marine Le Pen; in secondo luogo le pressioni esterne determinate dalla crisi dei rifugiati, che – è vero – è in un certo senso diminuita, ma soprattutto grazie ad un accordo con la Turchia poco raccomandabile. Senza poi contare sullo sfondo la Russia di nuova aggressiva sotto Vladimir Putin e la nuova politica estera di Donald Trump, un presidente americano decisamente poco entusiasta (per usare un eufemismo) nei confronti di Nato e Ue.
(com.unica, 24 marzo 2017)