Marc Chagall, l’angelo saltimbanco che pensava l’universo con il cuore
“io mi sforzo, coscientemente, di costruire (…) un universo in cui tutto è possibile, in cui per qualsiasi cosa non si deve essere sorpresi o cessare di esserlo per ciò che vi si scopre.” (Marc Chagall)
A Torino, dal 21 marzo al 20 maggio presso la galleria Elena Salamon, in mostra Marc Chagall – L’artista che dipingeva fiabe d’amore. 73 litografie, acqueforti e puntesecche originali, quasi tutte a colori, che descrivono la parabola artistica di Chagall tra il 1925 al 1982, in cui hanno preso forma personaggi fantastici legati al ciclo della vita familiare, al mondo del teatro e a quello del circo, grandi temi che lo accompagnano fin dall’infanzia trascorsa nella natia Vitebsk.
Marc Chagall, pittore bielorusso naturalizzato in Francia, figura di spicco dell’Avanguardia artistica russa, ha scritto un capitolo importante dell’arte del Novecento. Il movimento che ha visto tra i suoi esponenti, oltre a Chagall, Kandinskij, Rodcenko, Tatlin, benché nato in un clima di grandi cambiamenti storici e sociali e di strappi radicali dalla tradizione, inizialmente resta lontano dalle vicende politiche contemporanee. Gli artisti erano impegnati a dare vita a un nuovo universo, a sviluppare un linguaggio trasversale alle varie culture presenti in Russia, quella ebraica, quella ucraina e quella georgiana, in nome di un’arte che raffigurasse il mondo del popolo russo, soprattutto quello contadino, la vita quotidiana della gente comune, con uno stile nuovo e soprattutto diverso, mirato a fissare nel tempo una società che gli eventi storici stavano mutando inesorabilmente. Una coraggiosa rottura dal passato stilistico di stampo accademico, per spogliare l’arte dalle sovrastrutture elitarie, abbandonare il figurativismo classico e ritrovare la semplicità dell’arte popolare . L’opera d’arte esprime ora più che mai la personalità dell’artista che l’ha realizzata. Non è più la natura ad essere oggetto di imitazione, ma al centro del palcoscenico c’ è la vita stessa. Nacquero così diverse correnti artistiche molto dissimili tra di loro nello stile ma unite nella tensione verso un cambiamento epocale. Tra queste il Fante di quadri, organizzazione ispirata allo stile dell’arte francese coeva di Van Gogh, Matisse, Cezanne, a cui partecipano, oltre a Chagall, Larionov, Popov, Malevič e Natalja Gončharova. Alcuni artisti trovarono nella geometria la possibilità di esprimere sentimenti ed emozioni attraverso linee pure e assolute. Nacque così l’astrattismo, di cui il Suprematismo trovò la sua massima espressione in Kazimir Malevič.
Marc Chagall nacque nel 1887 a Vitebsk, in una modesta famiglia di ebrei chassidici. Il suo nome russo era Mark Zacharovič Šagal. Nonostante le restrizioni imposte dalla legge russa agli abitanti dei ghetti, Marc riuscì ad avere un’istruzione normale e ad accedere alle scuole elementari e professionali. La sua formazione artistica ha inizio nel 1906, all’età diciannove anni, con una breve formazione nella bottega del pittore Pen e un altro breve apprendistato come ritoccatore di fotografie. Si manterrà con questa professione anche quando si trasferirà a Pietroburgo, trascinandosi nell’estrema povertà e cercando di sfuggire alle restrizioni che limitavano il soggiorno degli ebrei nella capitale. Nel 1908 viene accolto alla Scuola Swanseva, entrando in contatto con l’ambiente culturale internazionale e liberale del movimento Mir Iskusstva (Il Mondo dell’Arte), un’associazione di artisti e letterati russi, che annunciavano un cambiamento nel modo di fare arte, sempre più ispirata dalle esperienze artistiche delle grandi capitali europee, contraddistinte dall’Art Nouveau, dal Simbolismo e da uno spiccato Estetismo. Grazie all’attività di collezionisti e importanti mecenati si diffuse la conoscenza degli Impressionisti, dei Post-Impressionisti, dei nabis, dei fauves. Come gli altri pittori russi, Chagall risentì immediatamente di queste influenze, restando tuttavia uno spirito indipendente, capace di trarre importanti motivi dalla sua cultura ebraica chassidica d’origine. Nel 1910 si trasferì a Parigi, dove ebbe inizio uno dei periodi più intensi e creativi della sua carriera. Qui adottò i linguaggi che più lo interessavano, i colori puri e squillanti, le forme essenziali, ispirati da Van Gogh e Matisse e dal Cubismo, da cui riprese la scomposizione delle forme. Ma non tradì mai la sua vera natura, quella capacità di guardare, assorbire e sviluppare un’idea senza dover aderire a una scuola di pensiero. I temi centrali delle sue raffigurazioni erano, anche già prima di arrivare a Parigi, il suo paese d’origine, i costumi dei contadini russi, la famiglia, i sogni della giovinezza, la vita, la cultura ebraica, con uno stile che guardava sempre di più verso il Primitivismo. A Parigi si lasciò modellare dal Cubismo, anche se continuerà a usare la forza estremamente espressiva, decorativa e simbolica del colore. Tra il 1911 e il 1912 si trasferisce alla “Ruche”, struttura poligonale che ospitava numerosi atelier, nel quartiere parigino Vaugirard, ai confini con Montparnasse. Qui conobbe Léger, Delaunay, Modigliani, e i poeti Cendrars e Apollinaire e qui dipinse un gran numero di opere, ma non riusciva a vendere i suoi quadri e condusse una vita di ristrettezze economiche. Nel 1914, dopo aver inaugurato una personale a Berlino presso la redazione di Der Sturm, dove conobbe Kokoschka e Kandinskij, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale tornò in Russia per trascorrere un po’ di tempo a Vitebsk. Ritrovò Bella Rosenfeld, che aveva conosciuto nel 1909, e la sposò. Bella, con la pelle d’avorio e gli occhi neri, fu per Marc il più grande amore e la fonte principale d’ispirazione. La guerra e la rivoluzione lo trattennero in Russia fino al 1920. Il matrimonio con Bella aprì la serie di quadri dedicati alle coppie di innamorati: Il Poeta Disteso, La Donna In Blu, Il Compleanno, cui seguì Sopra la Città. L’amore, dolce e passionale, è celebrato nella quotidianità, nella complicità della coppia, nella felicità casalinga. Il ritorno nel paese d’origine riaccese la vena narrativa impregnata della vita, delle feste e dei personaggi del mondo ebraico: Il Violinista Verde, Giorno di Festa, Il Giornalaio e Su Vitebsk tramandano la poetica di un mondo antico, ricco di tradizione yiddish, ma vivo e pulsante, sconosciuto al di fuori della Russia, che tuttavia verrà spazzato via dal nazismo e dallo stalinismo.
Nella Russia Sovietica Chagall è impegnato anche a livello istituzionale ma rifiuta il posto offerto al Ministero della Cultura. Nel 1919 dirige la Scuola d’Arte di Vitebsk, ma a causa di conflitti e dissidi sia politici che artistici, soprattutto con i Suprematisti, si trasferì con la famiglia a Mosca, dove iniziò a sperimentare tecniche diverse e si cimentò nelle decorazioni di scene nel nuovo Teatro Ebraico. Nel 1922, ormai inviso al governo sovietico decise di trasferirsi prima in Lituania, poi a Berlino. Qui si dedicò alla grafica, finché su invito di Cendrars tornò a Parigi. Ormai era un artista conosciuto e arrivavano commissioni di prestigio. Per il mercante d’arte Ambroise Vollard realizzò una serie di acqueforti per Le Anime Morte di Gogol, Le Favole di La Fontaine e La Bibbia. Gli anni Venti rappresentano per Chagall un periodo di grande serenità economica e affettiva, la sua vena artistica è inesauribile, in pittura esprime temi vecchi e nuovi: l’amore, il villaggio, gli animali, i fiori, il circo e i suoi personaggi. Le composizioni si arricchiscono dei contrasti chiaroscurali tra i colori tenui e quelli più brillanti, esplosivi. Qualcuno lo voleva vicino alla pittura Surrealista, ma in realtà non condivideva gli ideali di quel movimento. Nel 1931, dopo aver illustrato la Bibbia per Vollard, iniziò a dedicarsi sempre di più ai temi sacri, le sue opere erano venate di drammatica malinconia: i tempi erano bui, in Germania bruciavano le sue tele, perché ebreo e “degenerato”. In questo clima nascono le opere-denuncia come La Crocifissione Bianca e Il Martire. Scoppiata la guerra dapprima si rifugiò con la famiglia nel sud della Francia, poi fuggì negli Stati Uniti. Qui condusse una vita un po’ ritirata, tuttavia continuò a dipingere e si dedicò anche alle scenografie teatrali. Nel 1944 morì sua moglie Bella e Marc, distrutto dal dolore, smise di lavorare per un anno intero. Il ritorno alla normalità fu lento e drammatico, nel 1947 completò La Caduta dell’Angelo, iniziato vent’anni prima, dominato da un forte ribaltamento prospettico. Fece ritorno in Francia e nel 1950 si stabilì vicino Nizza. La ritrovata serenità, a seguito di un nuovo matrimonio, si colse nei dipinti di quel periodo, che si arricchirono di colori festosi, nel ritorno ai temi del circo e nella gioiosa composizione delle scene sacre. Spinto dalla voglia di sperimentare, si dedicò alla ceramica, agli arazzi e alle vetrate. Imponenti e meravigliose quelle del centro medico Hadassah di Gerusalemme. Ne realizzò anche per le cattedrali di Reims, Chichester e Meitz. Negli anni sessanta e settanta si dedicò a grandi commissioni, come il soffitto dell’Opéra di Parigi. Nel 1975 portò a compimento Il Volo di Icaro. Il suo ultimo lavoro è La Coppia su fondo Rosso, del 1983.
Marc Chagall morì all’età di novantasette anni, il 28 marzo 1985, a Saint- Paul- de- Vence. E’ stato il cantore dell’amore devoto, dei valori legati alla famiglia e alla tradizione. Nei suoi lavori c’è stato un elemento che è ritornato spesso, in un gran numero di variazioni e rielaborazioni: un personaggio che vola in cielo, o sopra i tetti di un paese sonnacchioso. Poetica immagine del destino che si consuma nel suo passaggio erratico sul mondo. Del suo cammino artistico e della sua vita avventurosa restano le tappe visibili nel Museo di Gerusalemme a cui egli stesso, fiero delle sue origini ebraiche, ha donato le sue opere. La città di Nizza, tra il 1969 e il 1973 per raccogliere le sue opere a carattere sacro realizzò un museo dedicato al Messaggio Biblico.
“essi (I PITTORI RUSSI DEL PRIMO DECENNIO POST-RIVOLUZIONARIO) vivevano sopra una montagna e per primi vedevano il ventaglio dell’aurora” (Kamenskij)
(Nadia Loreti, com.unica 28 marzo 2017)