I bambini e l’arte: il valore di sé e dell’altro
Un’opera d’arte, un atto creativo, sono la via d’accesso verso la bellezza, l’infinito, l’assoluto. Il poeta francese Charles Baudelaire auspicava un ritorno all’infanzia, a quel luogo di candore e di meraviglie, presupposto fondamentale per una creazione artistica, per sua natura ispirata al divino.
Tra le tante teorie pedagogiche e filosofiche che promuovono la necessità di fare arte sin dalla più tenera età, molte sottolineano quanto l’attività artistica favorisca le capacità espressive e comunicative, potenzi l’apprendimento logico-matematico e quello linguistico. John Dewey, filosofo e pedagogista americano, sosteneva che l’arte fosse il mezzo più indicato per utilizzare l’energia racchiusa nel bambino. L’arte quindi, non come esperienza a sé stante, ma come veicolo atto a sviluppare nell’individuo le capacità di osservazione, l’immaginazione e la memoria.
Ritroveremo il concetto di arte come esperienza in Maria Montessori, dove l’attività manipolativa assume un ruolo centrale, contemporaneamente all’azione e alla sperimentazione che, favorendo l’educazione sensoriale, diventano il presupposto per lo sviluppo dell’intelligenza e delle proprie potenzialità interiori. Nel corso degli ultimi decenni sono stati compiuti numerosi studi sull’argomento e, con lo sviluppo delle neuroscienze, si è affermata la concezione che l’Arte, nei suoi molteplici aspetti quali la danza, la pittura, il teatro, la musica, coinvolga tutti i sensi del bambino e ne rafforzi le competenze cognitive, quelle sociali e quelle emozionali. Durante la crescita continua ad incidere sullo sviluppo dell’individuo, favorendone l’autostima, l’interazione con il mondo esterno, l’espressione di sé e la comunicazione, ma soprattutto, l’espressione dei sentimenti. Il bambino impara a misurarsi con sé stesso e attraverso i suoi stessi sforzi ad apprezzare il lavoro degli altri. In una dimensione multiculturale impara ad integrarsi con gli aspetti e i valori a lui sconosciuti, ma non per questo troppo lontani o “diversi”.
Da non dimenticare che per quel senso di ricchezza e di libertà interiore che si prova quando si fa arte, sono stati tanti i ragazzi con problemi, recuperati attraverso attività artistiche. I laboratori, gli atelier, sono i luoghi dove, attraverso il gioco e la spontaneità, il bambino acquisisce sensibilità estetica e tecnica, entrando in contatto con gli aspetti della vita e sperimentando le giuste strategie di adattamento. Il punto non è diventare un artista o creare un’opera d’arte, quanto quello di esplorare spontaneamente la propria creatività. E il nostro compito, il compito degli adulti in generale e degli insegnanti in particolare, è quello di guidare i nostri bambini a non sprecarla.
(Nadia Loreti/com.unica, 7 aprile 2017)