Ishmael Beah, scrittore, ex bambino soldato e sostenitore dell’UNICEF per i diritti dei bambini colpiti dalla guerra, ha concluso ieri una visita di tre giorni in Giordania. Beah, noto a livello internazionale per i suoi libri, “Memorie di un soldato bambino” e “Domani sorgerà il sole”, ha incontrato circa 50 giovani provenienti da Giordania, Libano e Siria. Le vite di molti di loro sono state stravolte dai sei anni di guerra in Siria. Beah – riporta l’Unicef – ha fatto visita ai bambini nel campo per rifugiati di Za’atari, vicino al confine siriano, e a un centro supportato dall’UNICEF, ad Amman, dove i bambini e i giovani possono andare ad imparare e ricevere supporto psicosociale. Dopo oltre sei anni di guerra e terribili violenze, oltre 2,5 milioni di bambini provenienti dalla Siria vivono attualmente come rifugiati in Turchia, Libano, Giordania, Egitto e Iraq.

“I giovani che sopravvivono alla guerra hanno un’incredibile capacità di perseverare e diventare dei difensori della pace, di cui c’è grande bisogno, nonostante gli orrori che hanno vissuto”, ha dichiarato Beah, che ha partecipato a un workshop supportato dall’UNICEF sulla partecipazione giovanile. “So dalla mia esperienza che tutto quel dolore, quell’inimmaginabile sofferenza, e quel senso di perdita di umanità, può essere rincanalato in qualcosa di positivo,” ha continuato Beah. “Soprattutto quando hai qualcuno che crede in te, ti supporta e ti porge la sua mano”.

Con il supporto dell’UNICEF, dei suoi partner e dei donatori, fra cui il Fondo fiduciario regionale dell’UE in risposta alla crisi siriana (MADAD), 120 giovani rifugiati o che vivono presso comunità ospitanti hanno ricevuto una formazione come ricercatori, come parte dell’iniziativa Participatory Action Research in cui i giovani possono confrontarsi sulle proprie vite e aspirazioni. I ricercatori hanno intervistato altri giovani vulnerabili per scoprire le sfide maggiori che devono affrontare. Molti di loro hanno abbandonato la scuola e hanno cominciato a lavorare per aiutare le loro famiglie ad arrivare a fine mese. La ricerca intende contribuire a migliorare l’accesso all’istruzione e alla formazione professionale. La formazione dà inoltre ai giovani vulnerabili le capacità per affrontare problematiche come matrimoni precoci, protezione contro le violenze e lavori pericolosi. “I bambini e i giovani non sono il problema, sono una parte fondamentale della soluzione,” ha dichiarato Veera Mendonca, Regional Advisor for Adolscent Development dell’UNICEF. “Se investiamo in loro, diventeranno dottori, avvocati, infermieri, intellettuali, imprenditori e coloro che avvieranno un cambiamento per i diritti dei bambini”.

Per Israa, rifugiata siriana in Giordania di 20 anni e giovane ricercatrice, la formazione ha fatto la differenza. “La formazione mi ha insegnato come identificare i problemi delle persone e le strade che ci possono aiutare a far sentire la nostra voce”, ha dichiarato, sottolineando che ha applicato alcuni degli insegnamenti ricevuti per dissuadere le famiglie a far sposare precocemente le ragazze. “Questi giovani mi hanno insegnato molto”, ha continuato Beah, che da bambino è stato costretto a combattere nella guerra civile in Sierra Leone, prima di frequentare un centro di riabilitazione supportato dall’UNICEF. Ha perso la sua famiglia nella guerra e infine è dovuto scappare dal paese. “Questi giovani non vogliono essere compatiti, vogliono che i loro diritti siano rispettati e vogliono avere la possibilità di sviluppare a pieno il loro potenziale”.

(aise, 29 aprile 2017) 

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