Nel giorno in cui a Taormina i leader del G7 hanno trovato un accordo sulla lotta al terrorismo, un attentato in una chiesa coopta in Egitto, ha causato almeno 35 morti, tra cui bambini, e dozzine di feriti. Aggressori a bordo di tre pick-up hanno assaltato il bus diretto al monastero di San Samuele nella provincia di Minya, a oltre duecento chilometri dalla capitale egiziana, prima di darsi alla fuga. Lo ha fatto sapere su Twitter l’ex portavoce della chiesa copta ortodossa, Anaba Ermya. Si è trattato dell’ultimo attacco contro i copti dopo che i miliziani jihadisti dello Stato Islamico avevano bombardato tre chiese a dicembre e aprile, provocando la morte di decine di cristiani. L’attentato contro i cristiano-copti a Minya in Egitto “è inaccettabile”, ha detto Ahmed Al Tayyeb il grande imam di Al Azhar, l’università musulmana sunnita del Cairo. “Ogni musulmano e ogni cristiano lo condanna”, ha precisato. Parlando all’emittente Nile Tv Tayyeb ha poi aggiunto che “tale atto mira a danneggiare la stabilità dell’Egitto”.

In risposta all’attacco, l’Egitto ha bombardato i “campi jihadisti” in Libia con sei raid aerei.  Il presidente Abdel Fattah al Sisi, in un intervento televisivo, ha dichiarato che le forze egiziane avevano colpito un campo di addestramento per jihadisti in rappresaglia. La tv di stato ha segnalato sei attacchi aerei contro “campi terroristici in Libia”, specificando che i campi jihadisti sono stati presi di mira nella città orientale libica di Derna. I testimoni sul posto hanno segnalato quattro raid di un unico aereo. “L’Egitto non esiterà a colpire i campi per terroristi ovunque, sia all’interno sia all’esterno del Paese”, ha promesso Sisi.

(com.unica, 27 maggio 2017)

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