È iniziata la discussione in Aula alla Camera della riforma elettorale, che si dovrebbe concludere entro la fine della settimana. L’intesa tra Pd, Forza Italia, Lega e 5Stelle che sostiene il “tedesco corretto” mostra però segni di fragilità. Incontrando gli operai dell’Ilva di Taranto Beppe Grillo ha detto che “nessuno capisce questa legge”, salvo correggersi qualche ora dopo su Facebook (Repubblica). Un duro attacco alla riforma viene anche dall’ex presidente Giorgio Napolitano: “Un patto di convenienza tra quattro leader, la legislatura deve arrivare al termine naturale”.

Molti osservatori sottolineano tuttavia il fatto che un’accelerazione verso le elezioni, e per giunta con una legge poco chiara che non assicura la governabilità, sia il modo migliore per far salire lo spread. Un pericolo già presente in realtà se consideriamo la crisi delle banche venete, con il rischio di bail-in, a cui si deve aggiungere l’inevitabile e imminente fine delle iniezioni di liquidità legate al quantitative easing della Bce. Tutti questi elementi stanno già creando non poca apprensione sui mercati internazionali nei confronti dell’Italia: si moltiplicano infatti – scrive oggi il Sole 24 Ore – i report delle banche d’affari che sottolineano il crescente rischio-Italia e che consigliano di ridurre l’esposizione sul Paese. Proprio ieri Bloomberg ha scritto che Pimco, cioè il più grande fondo obbligazionario al mondo, sarebbe uscito dall’Italia. Anche se in realtà si tratterebbe solo di un ridimensionamento. Ma il dato resta: dopo quasi un anno di luna di miele con i mercati, la Penisola rischia insomma di tornare sotto l’occhio del ciclone finanziario.

C’è apprensione anche al Colle, anche se in realtà la priorità di Sergio Mattarella è quella approvare una legge elettorale accettabile. Il capo dello Stato quindi, pur preferendo il voto nel 2018, sarebbe pronto a mandare l’Italia ad elezioni anticipate, sottolinea oggi Marzio Breda sul Corriere.

(com.unica, 7 giugno 2017)

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