Dopo il rifiuto di Medici Senza Frontiere e altre Ong attive nel Mediterraneo di firmare il codice di condotta, la Commissione europea conferma la linea italiana: non sarà garantito l’attracco nei porti italiani a chi non sottoscriverà il documento, a meno che l’area nella quale vengono soccorsi i migranti non sia di competenza italiana (La Stampa). Per ora sono pochi coloro che hanno sottoscritto il patto predisposto dall’Italia con l’assistenza e il beneplacito della Commissione europea, che assiste preoccupata alla resistenza passiva delle ong. «Chi firma il codice avrà l’assicurazione di poter accedere ai porti italiani, chi non firma non potrà beneficiare delle stesse rassicurazioni», afferma Natasha Bertaud, portavoce del commissario per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos. 

Il Ministero dell’Interno, interpellato dall’HuffPost, ha specificato che il codice non è una legge e, quindi, non può prevedere sanzioni per chi ha rifiutato di firmarlo. Chi si è smarcato, però, subirà, molto probabilmente, controlli più rigorosi e stringenti. Medici Senza Frontiere, che non ha ancora aderito al regolamento contesta in particolare l’obbligo di presenza a bordo delle navi di funzionari di polizia armati, così come l’impegno per gli operatori umanitari di raccogliere prove utili alle attività di investigazione. Proposte che sono state ritenute contrarie ai principi umanitari fondamentali di indipendenza, neutralità e imparzialità.

Il Parlamento vota oggi sulla missione italiana in Libia, dopo l’approvazione avvenuta ieri nelle Commissioni di Camera e Senato. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha detto che le navi italiane svolgeranno “attività congiunte, senza nessuna ingerenza o lesione della sovranità del Paese” e ha sottolineato che i militari italiani potranno esercitare l’autodifesa in caso di attacco da parte dei trafficanti (Repubblica).

(com.unica, 2 agosto 2017)

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