Ancora acque agitate tra Italia e Libia
Il sequestro della nave Juventa della Ong Jugent Rettet, che non ha firmato il codice di condotta voluto dal Viminale, riaccende le polemiche sulla gestione del salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. Ieri una quarta Ong, la Sea Eye, ha aderito alle regole. Il commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopoulos è intervenuto per incentivare tutte a fare lo stesso (La Stampa). E il ministro dell’Interno Marco Minniti ha ribadito: “Chi non firma difficilmente potrà continuare ad operare”.
L’inchiesta della procura di Trapani e della polizia che travolge la Jugend Rettet con l’accusa di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” è a carico di ignoti. La nave Iuventa avrebbe cercato di tagliare fuori la Guardia costiera italiana tentando di creare un coordinamento parallelo per le operazioni in mare. Un agente infiltrato per 40 giorni in una nave di Save the Children ha fornito documenti e registrazioni fondamentali per l’indagine (Corriere).
Khalifa al-Obeidi, portavoce del comando generale delle forze di Haftar, ha ribadito la posizione del generale sul bombardamento delle navi italiane impegnate con le forze locali contro il traffico dei migranti (Euronews). Dietro alle minacce di Haftar potrebbe esserci il desiderio di essere riconosciuto dall’Italia come uno dei due personaggi con il quale interloquire oltre ad al-Serraj (così com’è successo in Francia). Secondo Said Gheddafi, figlio del colonnello, “l’Italia ha nostalgia del colonialismo fascista”.
Ieri intanto due pescherecci partiti da Mazara del Vallo sono stati mitragliati da una motovedetta tunisina nel mare tra Libia e Tunisia (Corriere). L’inizio del caos libico iniziò nel 2011 con l’intervento militare occidentale che portò nel 2011 alla caduta di Gheddafi. Sul tema è tornato il leader della Lega Matteo Salvini dopo l’intervista di Giorgio Napolitano a Repubblica. L’ex capo dello Stato “andrebbe processato”, ha scritto su Twitter, scatenando reazioni indignate. “C’è un momento in cui l’essere il campione degli antisistema diventa sabotaggio nei confronti dell’Italia. La dichiarazione sul presidente Napolitano dice che questo limite è stato superato”, è la dichiarazione del senatore dem Luigi Zanda. Gli fa eco Anna Finocchiaro, che parla di “parole vergognose”. E anche Cicchitto, che ai tempi era alleato con la Lega di Bossi, è sdegnato dalle parole del leader leghista: “Alla luce di quello che minaccia Salvini sul presidente Napolitano, mi auguro che un tipo del genere non arrivi mai al governo perché è evidente che sarebbe a rischio la libertà di chiunque ha una posizione diversa dalla sua. Francamente non so come Forza Italia possa realizzare un’alleanza per il governo nazionale con lui”. Intervistato da La Stampa il leader di Forza Italia, che era premier durante l’intervento sul territorio libico si limita ad affermare che sulla ricostruzione di Napolitano “il tempo è galantuomo”.
(com.unica, 4 agosto 2017)