Nella notte sventato un altro attacco a Cambrils, nei pressi della città catalana.

Alle 17 di ieri un uomo ha investito con un furgone decine di persone che passeggiavano sulle Ramblas, una delle zone più famose e affollate della città catalana, uccidendone 13 e ferendone almeno un centinaio. L’uomo, un “soldato” dello Stato islamico, stando alla rivendicazione che il gruppo terrorista ha fatto poche ore dopo, è fuggito dopo essersi schiantato con il mezzo (New York Times). Tra le vittime potrebbe esserci un italiano di 35 anni, originario di Legnano (TgCom24). 

La polizia ha arrestato due sospetti collegati all’attentato, ma non l’attentatore (Corriere). Un terzo sarebbe morto dopo avere tentato di forzare un posto di blocco. In serata un uomo è morto durante l’esplosione di una casa ad Alcanar, in Catalogna. Secondo la polizia, stava probabilmente costruendo un ordigno esplosivo e sarebbe collegato all’attacco di Barcellona. Poi il secondo attacco. Cinque persone sono state uccise dalla polizia spagnola a Cambrils, una cittadina a poca distanza da Barcellona, sventando un attacco con un’auto simile a quello avvenuto sulle Ramblas nel pomeriggio (Bbc).

È l’ottavo attentato nell’ultimo anno in Europa fatto lanciando un mezzo noleggiato sulla folla, l’ultimo di una lunga serie che negli ultimi anni ha colpito il Vecchio Continente (Reuters). Negli ultimi mesi gli appelli dell’Isis avevano invitato a colpire la Spagna (Corriere) e, secondo El Periodico, la Cia aveva avvisato il governo spagnolo che le Ramblas erano un potenziale obiettivo. 

La maggior parte dei 178 arresti per terrorismo islamico avvenuti tra il 2013 e il 2016 in Spagna sono stati proprio nella provincia di Barcellona. In maggioranza, si tratta di casi di radicalizzazione “domestica”. Molti musulmani credono che i territori perduti durante la riconquista cristiana della Spagna appartengano ancora al regno dell’Islam: per questo, dopo 13 anni, la Spagna è tornata nel mirino (Sole24Ore).

I servizi di sicurezza europei parlano del rientro imminente dei veterani da Siria e Iraq, circa 2-3 mila foreign fighters che potrebbero rientrare e istruire complici meno esperti. A dirlo un report della Radicalisation Awareness Network, organo della Commissione europea. E proprio la Spagna, scrive Politico, non è più in grado di fare fronte all’arrivo sempre più massiccio di rifugiati.

(com.unica, 18 agosto 2017)

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