La notte delle matite spezzate
La Plata, capoluogo della provincia di Buenos Aires, notte del 16 settembre 1976.
María Claudia Ciocchini, María Claudia Falcone, Horacio Hungaro, Claudio de Acha, Francisco López Muntaner, Daniel A. Racero: sequestrati nel corso dell’operazione di polizia conosciuta come la Noche de los Lapices e poi scomparsi. Desaparecidos. Erano tutti e sei studenti liceali di 16 e 17 anni, accusati di sovversione, colpevoli di aver manifestato in difesa dei diritti degli studenti, in particolare contro l’abolizione del Boleto Escular Secundario, che garantiva il trasporto gratuito sugli autobus e uno sconto sui libri di testo. Era l’anno del colpo di stato che portò al potere la giunta militare di Jorge Rafael Videla e che vide l’avvio del Processo di Riorganizzazione Nazionale, durato fino al 1983. Il bilancio assegnato all’istruzione venne ridotto energicamente. Le università, con i loro professori progressisti, i ricercatori e i gruppi studenteschi, vennero considerate possibili centri di “sovversione politica”. Il concetto di Riorganizzazione significò un’azione repressiva sistematica. Per gli studenti diventò sempre più difficile incontrarsi, i centri ricreativi pullulavano di poliziotti, nelle scuole iniziarono i blocchi e le perquisizioni all’entrata.
La notte del 16 settembre 1976 un gruppo di uomini incappucciati fece irruzione nelle case dei sei ragazzi e li rapì, dopo averli picchiati e denudati, impedendo alle famiglie di opporre resistenza. Furono internati in campi di detenzione diversi e torturati. Usarono gli elettrodi attaccati alle labbra, alle gengive e ai genitali, inviando potenti scariche elettriche che bruciavano la pelle. Li tennero rinchiusi nudi, in mezzo ai liquami. Abusarono delle ragazze. Li nutrirono con una brodaglia grassa quel tanto per non farli morire. Qualche giorno dopo furono arrestati altri quattro giovani, Patricia Miranda, Emilce Moler, Pablo Díaz, Gustavo Calotti, tutti sopravvissuti. Dalla testimonianza di Pablo Diaz, militante in una organizzazione giovanile rivoluzionaria, è stato possibile ricostruire i fatti di quella notte, l’orrore delle detenzioni politiche, delle torture e delle “sparizioni” durante i voli della morte sull’Atlantico: dal 1976 al 1981, più di cinquemila dissidenti politici, veri o presunti oppositori del regime, dopo un’iniezione di Penthotal, barbiturico ad azione ipnotica usato anche nella pena di morte negli Stati Uniti, narcotizzati ma ancora vivi, furono scaraventati dai portelloni degli aerei della Marina Militare e lanciati nell’oceano. Un volo di sola andata verso il Destino Finale.
Pablo Diaz fu detenuto per tre anni, nove mesi e dieci giorni nell’Unità Penitenziaria nº9 di La Plata e non venne affatto formalizzato un processo legale; non è mai riuscito a spiegarsi il perché della sua liberazione e non di quella dei suoi compagni. Il senso di colpa per essere sopravvissuto, il dolore e il senso di solitudine lo spinsero nel 1982 a presentare una denuncia alla Commissione Nazionale sulla Sparizione delle Persone.
Plaza de Mayo a Buenos Aires, ma anche altre città argentine, ricordano i sei ragazzi e le migliaia di scomparsi che hanno lottato per la propria terra, la propria cultura, la propria libertà, contro ogni forma di dittatura.
(Nadia Loreti, com.unica 16 settembre 2017)