Il libro finalista di Elena Aga Rossi ridimensiona il ruolo di uno degli eroi della Resistenza.

Non sarà un’edizione qualunque, quella del 2017, per il premio Acqui Storia (di cui ieri si è svolta la votazione finale per stabilire il vincitore). Il premio, tra i più importanti riconoscimenti europei dedicati a opere di carattere storico, è nato per ricordare la Divisione Acqui, sterminata a Cefalonia nel settembre 1943. Ma proprio nella cinquina finalista per la sezione scientifica, e per di più nell’edizione del cinquantenario della nascita del premio, è entrato un libro che contesta la vulgata resistenziale su come si siano svolti i fatti di Cefalonia. I libri in gara sono infatti: Paolo Buchignani, con Ribelli d’Italia, edito da Marsilio; Marco Cuzzi, con Dal Risorgimento al mondo Nuovo. La massoneria italiana nella Prima guerra mondiale (Le Monnier); Guido Formigoni, Aldo Moro. Lo statista e il suo dramma (Il Mulino); Hubert Heyriès, Italia 1866. Storia di una guerra perduta e vinta (Il Mulino); Elena Aga Rossi, Cefalonia. La resistenza, l’eccidio, il mito (Il Mulino).

Ovviamente è il libro di Aga Rossi ad aver causato trambusto. La studiosa, con una serrata analisi, ha dimostrato che il numero delle vittime attribuito alla ritorsione tedesca su le forze italiane va abbassato da 9mila vittime a circa 2mila (anche se numeri diversi non mitigano la ferocia della strage). Non solo, il libro mette in discussione il ruolo di uno degli eroi della resistenza italiana ai tedeschi: Renzo Apollonio. Secondo la storica, Apollonio collaborò a più riprese con le truppe del Terzo Reich, svolgendo anche missioni per conto loro.

Le reazioni ovviamente non si sono fatte attendere. A partire da una lettera indirizzata alla Aga Rossi dall’Associazione Nazionale della divisione Acqui (ma fatta pervenire anche al sindaco di Acqui e ai quotidiani) e da una pagina pubblicata a pagamento dai parenti di Apollonio e dalla presidente dell’Associazione sul quotidiano Il Resto del Carlino (a cui Aga Rossi ha risposto venerdì). Lettera che forse, oltre a parlare ad Aga Rossi, avrebbe dovuto anche rivelarsi uno strumento di pressione sulla giuria dell’Acqui (direttamente chiamata in causa). Non sono nemmeno mancate le lettere al sindaco di Acqui da parte di singoli membri dell’associazione dell’Acqui.

Ieri la giuria ha votato e per il momento il risultato del vincitore non è stato reso noto (ci vorrà qualche giorno). Però è indubbio che i giurati abbiano votato sotto un certo grado di pressione, il che non è bello, visto che il ragionamento sui volumi in gara dovrebbe essere solo e soltanto di carattere storico. Rumors danno il libro di Hubert Heyriès come il favorito (del resto è un saggio davvero notevole sulla nostra Terza guerra di indipendenza) e quindi forse, non vincendo Elena Aga Rossi la questione si chiuderà lì. Altre fonti confidenziali lasciano però trapelare che il rappresentante dei lettori (ce ne è uno per giuria) avrebbe assegnato il voto dei lettori ad Aga Rossi e già questa per la storica sarebbe una piccola rivincita. Vedremo come andrà dopo la proclamazione ufficiale di lunedì prossimo. Potrebbero comunque esserci altre polemiche.

Matteo Sacchi, IL GIORNALE, 18 settembre 2017

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