E’ prevista per domani alle 18 la seduta del Parlamento catalano durante la quale potrebbe essere proclamata l’indipendenza. Il presidente Carles Puigdemont ha detto che applicherà “quanto dice la legge”, un’allusione alla norma – sospesa dalla Corte costituzionale – che chiede di prendere atto del risultato del referendum (El Mundo). “La dichiarazione di indipendenza è prevista dalla legge del referendum come applicazione dei risultati: applicheremo quanto dice la legge”, ha ribadito in un’intervista registrata nei giorni scorsi e andata in onda stasera su Tv3 Puigdemont. Ma la situazione cambia di ora in ora e le parole di ieri potrebbero essere già superate. Per la Catalogna sono le 48 ore più difficili.

Ieri un fiume di persone di unionisti, tra 350mila e un milione secondo le stime, ha manifestato nelle strade di Barcellona contro la secessione dalla Spagna (La Vanguardia).  “In difesa della democrazia, della Costituzione e della libertà. Preserveremo l’unità della Spagna. Non siete soli”. Con questo tweet il premier spagnolo Mariano Rajoy ha accolto la marcia contro la secessione. “La passione può essere pericolosa quando la muove il fanatismo e il razzismo. La peggiore di tutte è la passione nazionalista”: queste le parole del premio Nobel per la Letteratura, Mario Vargas Llosa, che ha chiuso la manifestazione. Scambiando alcune battute con l’ANSA, Vargas Llosa ha detto che il messaggio di oggi al mondo è il seguente: “Un’immensa massa di catalani non accetta di vedersi imposto un golpe e scende in strada per la legalità e per la libertà”.

Intanto si apprende di altre imprese in fuga dalla Catalogna. Oggi si riunisce il cda di Abertis, colosso delle autostrade spagnolo nel mirino dell’italiana Atlantia, per decidere se spostare la sede sociale via dalla regione.

(com.unica, 9 ottobre 2017)

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