[ACCADDE OGGI]

Nella notte tra il 15 e 16 dicembre 1999 un arrabbiatissimo Giove scatenò una pioggia violentissima che si abbatté su sette Stati del Venezuela compresa la regione di Caracas. È ricordata come la peggiore catastrofe naturale del secolo scorso, un’inondazione gigantesca che sconvolse i sette Stati venezuelani abitati da sei milioni di persone. Particolarmente colpito lo Stato di Vargas con la sua capitale La Guairà.

Un mare di acqua e fango spazzò via uomini, animali e cose provocando decine di migliaia di morti e oltre duecentomila senzatetto. Bidonville distrutte, ponti e case abbattuti, cadaveri e carogne di animali galleggianti, era questo lo scenario che appariva ai primi soccorritori accorsi da tutto il mondo per aiutare quel popolo sfortunato e non nuovo a disastri di questo genere.

Papa Giovanni Paolo II manifestò la sua solidarietà al “caro popolo venezuelano” nella preghiera dell’Angelus con queste parole: “Seguo con dolore le notizie che arrivano dal Venezuela ed esorto tutte le istituzioni e le persone di buona volontà a contribuire con generosità perché sia dato sollievo a tanta sofferenza”. L’Italia inviò molti aiuti in generi alimentari e sanitari e un miliardo delle vecchie lire.

I racconti di quella tragedia sono ancora vivi nel ricordo dei sopravvissuti. La volontaria Veronica Pastor raccontò che era difficile spiegare a molti sopravvissuti che volevano tornare verso casa per vedere cosa era rimasto che non esistevano più nemmeno le strade per arrivarci. Il sopravvissuto Carlos Canizales, unico superstite di una famiglia di 8 persone, che viveva in una favela di Vargas a chi gli disse che c’era da aspettarselo per quelle “case” costruite in una frattura della montagna rispose stizzito “credi davvero che potevamo scegliere dove costruire una casa?”.

La mamma della giovane Irene Sanchez, che allora aveva 6 anni, raccontò di quando la piccola Irene si trovò tra le mani, trasportato dal fango, un giocattolo sparaacqua che la bimba non aveva mai visto perché era roba per ricchi. La lasciò lì seduta nel fango a guardare il suo giocattolo mentre lei si postava in fila davanti alle telecamere che riprendevano gli appelli per la ricerca dei familiari dispersi. Lei, la signora Sanchez, fece la fila e lanciò l’appello per i suoi cinque familiari dispersi ma sapeva che non li avrebbe mai più rivisti perché l’acqua di quel 15 dicembre 1999 portò via tutto, anche gli affetti più cari. Ma a Vargas accadde anche che un cane, un Rottweiler di nome Orion, salvò la vita a 37 persone, tra cui 8 fratellini, tuffandosi nell’acqua e nel fango che li aveva inghiottiti. Già qualche ora prima del diluvio Orion aveva intuito l’imminente disastro e si era messo ad abbaiare nervosamente contro il fato che avrebbe portato la catastrofe. Ma non tutti intuirono gli avvisi del cane e solo in pochi riuscirono a scappare per tempo. Il coraggio di questo cane fu premiato con una medaglia e, oggi, che Orion è morto, c’è una statua che lo ricorda mentre la sua famiglia è meta continua da parte delle persone strappate alla morte dal coraggio di questo cane.

(Franco Seccia/com.unica, 15 dicembre 2018)

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