Oggi si tengono le elezioni per il rinnovo del parlamento della Catalogna, dopo lo scioglimento voluto da Madrid in seguito alla dichiarazione d’indipendenza unilaterale presentata dal governo di Carles Puigdemont. Con il voto il premier Mariano Rajoy punta a risolvere democraticamente il muro contro muro fra indipendentisti e unionisti, e mettere così fine alle divisioni e al commissariamento delle istituzioni catalane imposto da Madrid con l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione (Internazionale).

I sondaggi però non danno una maggioranza di seggi certa né al fronte unionista, capitanato dai liberali di Ciudadanos, né a quello indipendentista che vede la Sinistra repubblicana catalana (Erc) guidata da Oriol Junqueras, ex vice presidente della Regione tuttora in arresto, contendere il primo posto a Junts per Catalunya di Puidgemont, ancora in Belgio. L’ultima rilevazione pubblicata ieri dal Periodico accredita il fronte indipendentista di 67-70 seggi, a fronte di un a maggioranza assoluta di 68; la sinistra indipendentista di Erc e la destra di Ciudadanos si contendono la palma di partito più votato, entrambi poco oltre il 23%, ma con un netto vantaggio di Erc in termini di seggi).

La campagna elettorale è stata caratterizzata da un basso livello del confronto politico, senza un chiaro programma su che cosa succederà a partire da domani. Il voto molto probabilmente non potrà non risentire dei contraccolpi economici: nel terzo trimestre dell’anno gli investimenti stranieri in Catalogna sono crollati del 75%, secondo i dati del Ministero dell’Economia (El Mundo).

(com.unica, 21 dicembre 2017)

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