[ACCADDE OGGI]

Per volere dell’ONU nel 1970, si iniziò ad avere coscienza dei disastri ambientali che l’uomo procurava alla sua Terra, fu proclamato “l’anno mondiale della protezione della natura” e fu redatta una lista di benemeriti pionieri nella storia dell’ambientalismo. Nella lista erano citati alcuni italiani, quasi tutti di provenienza trentina, tranne uno: Gian Giacomo Gallarati Scotti dei Principi di Molfetta soprannominato il “conte amico degli orsi”. Gian Giacomo Gallarati Scotti era sesto di otto figli di un’illustre famiglia lombarda che vantava nobiltà napoletana ascritta già ai Sedili di Napoli e che per successione alla nota famiglia dei genovesi Spinola ereditò il patriziato napoletano di principe di Molfetta e duca di S. Pietro in Galatina.

Il giovane patrizio Gallarati Scotti fu un fervente interventista nella prima guerra mondiale e laureatosi in giurisprudenza entrò nella carriera diplomatica prestando molti anni nel servizio coloniale fino a divenire commissario di governo a Tobruk in Libia. Rientrato in Italia perché ferito gravemente ad un braccio, che perse per la grave infezione riportata, fu nominato podestà i Vimercate, il comune dove era nato, e senatore del Regno. Dopo il luglio del 1943 il generale Badoglio lo licenziò da podestà e subì un processo per collaborazionismo col fascismo nonostante la lunga collaborazione nelle colonie con Badoglio e, ancor più, il suo legame di sangue con il fratello maggiore Tommaso Gallarati Scotti che da antifascista dichiarato fu, nel dopoguerra, ambasciatore italiano a Madrid e a Londra.

Gian Giacomo Gallarati abbandonò definitivamente la passione per la politica per tornare sui sentieri delle sue montagne a Madonna di Campiglio, dove da giovane amava andare incontro all’orso bruno, e si diede anima e corpo agli studi naturalistici, indirizzando in particolare i suoi sforzi verso la protezione dell’orso bruno che già da politico aveva contribuito a salvare facendo approvare la legge su divieto di caccia di questo magnifico abitante delle nostre Alpi.

Il “conte amico degli orsi” non risparmiò energie nel suo intento, interessò all’argomento uomini di cultura e di teatro tra cui Dino Buzzati, scrisse e pubblicò tre monografie sull’orso: L’orso bruno di Linneo in Italia, La protezione dell’orso bruno in Italia e Gli ultimi orsi bruni delle Alpi. Si batté fino allo spasimo perché fosse istituito il Parco naturale Adamello Brenta finalmente fondato nel 1967. La rivista Airone più volte ospitò i suoi appelli in difesa dell’orso bruno delle Alpi che ancora oggi, nonostante tutte le iniziative per difenderne la sopravvivenza e di cui Gian Giacomo Gallarati Scotti fu il pioniere, rischia l’estinzione.

Il conte amava raccontare l’aneddoto che circolava negli uffici del WWF e che riferiva di una ingioiellata signora che avvicinatasi a un celebre naturalista francese gli chiese: “Ma in fondo, professore, a cosa serve una lince?”. Il professore la osservò pensieroso e con calma rispose: “A niente, signora. Proprio come Mozart”.

Gli appassionati della montagna e soprattutto i frequentatori della Val di Non che si recano a visitare il Santuario di San Romedio possono ascoltare il racconto dei frati cappuccini custodi che ricordano il dono ricevuto dal senatore conte Gian Giacomo Gallarati Scotti, nella sua qualità di membro fondatore del WWF: donò al monastero un vecchio orso di un circo, altrimenti destinato alla morte e fece impiantare un grande recinto   accanto al santuario dove con ogni cura vengono allevati alcuni orsi bruni. I frati francescani insistono nel riferire che il 4 gennaio del 1983, il giorno che Gian Giacomo Gallarati Scotti morì, gli orsi sono rimasti in silenzio e malinconici: “sapevano di aver perso il loro grande amico”.

(Franco Seccia/com.unica 4 gennaio 2018)

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