Usa, borsa e occupazione in forte crescita
Ma alla Casa Bianca il clima non è idilliaco: scoppiano le polemiche sulle rivelazioni di Steve Bannon, ex stratega di Trump.
Al terzo giorno dalla riapertura dei mercati nel 2018 tutte le principali borse del mondo chiudono con notevoli rialzi: Tokyo vola ai massimi negli ultimi 26 anni, Milano è la migliore d’Europa trascinata da Fca che tocca quota +8%. Il vero record è a Wall Street, dove il Dow Jones supera per la prima volta la vetta dei 25 mila punti (Repubblica). Comincia così un periodo dalle propettive economiche ottime negli Usa anche per le generazioni future, spiega il miliardario Warren Buffet in un saggio in uscita a metà gennaio su Time magazine (Reuters). Se molti analisti sono concordi nell’affermare che da tempo non si vedevano segnali tanto positivi, non tutti sono però certi che si andrà avanti così per più di un anno (Financial Times). Trump, che a fine 2017 ha licenziato la riforma fiscale, si intesta il merito dei risultati in Borsa e incassa anche gli ottimi dati sull’occupazione americana resi noti ieri: 250 mila posti di lavoro in più nel mese di dicembre, una cifra che supera di parecchio le previsioni ed è la più alta dal marzo scorso (Cnbc).
Ma al di là dei meriti non si può dire che intorno al presidente il clima sia certo idilliaco. Dopo le anticipazioni di “Fire and Fury”, il libro scritto dal giornalista Michael Wolff e contenente rivelazioni dell’ex stratega del presidente Steve Bannon, la Casa Bianca è passata al contrattacco: Charles Harder, uno degli avvocati dello staff legale di Trump, ha scritto a Bannon accusandolo di violazione della riservatezza e diffamazione; alla casa editrice e all’autore per diffidarli dalla pubblicazione. Ma il libro, che inizialmente doveva uscire il 9 gennaio, sarà venduto già da oggi (Guardian). Si tratta della fine del progetto di un “trumpismo senza Trump”, scrive oggi l’Atlantic. Dal momento in cui Bannon aveva lasciato la Casa Bianca l’anno scorso, la sua missione dichiarata era chiara: espandere la coalizione che aveva portato al vertice Trump facendo crescere un movimento ideologico duraturo che avrebbe cambiato radicalmente la politica americana. La loro spaccatura mette alla prova i limiti dell’influenza di entrambi gli uomini all’interno della loro base condivisa. C’è quindi da chiedersi se il nazionalismo in stile Trump avrà un futuro, se inizia e finisce con lo stesso Donald Trump.
(com.unica, 5 gennaio 2017)