Il riconoscimento destinato ai quattro calendari che lo Stato Maggiore ha voluto dedicare alla Grande Guerra

La quadrilogia, in forma di calendario, dedicata al centenario della Grande Guerra, voluta, promossa e realizzata dallo Stato Maggiore dell’Esercito è stata valutata dalla giurìa del Premio Fiuggi-Storia, che giunto alla sua VIII edizione si terrà martedì 23 gennaio presso la Pontificia Università Antonianum di Roma, degno di ricevere il riconoscimento per l’alto valore didattico e rievocativo di una pagina importante della nostra storia nazionale. Quattro calendari, dal 2015 al 2018, a ripercorrere le vicende che da quel 24 maggio 1915 segnarono per gli italiani l’inizio di tre anni di sanguinoso conflitto, corredate da una ricerca iconografica di prim’ordine. Furono milioni i soldati che chiamati alle armi nel Regio Esercito Italiano, parteciparono come attori alla Vittoria del Paese. Erano contadini, operai, intellettuali, artisti, uno spaccato dell’intera società del periodo che visse con e nell’Esercito il primo grande momento di unità nazionale. Anche le donne ne furono parte integrante: formalmente non arruolate, supportarono logisticamente e moralmente gli uomini al fronte. “La Grande Guerra … Un Popolo in Armi”, il titolo del calendario del 2015, non si limita a raccontare ciò che è stato, ma è lo specchio di ciò che oggi è l’Esercito Italiano: un’Istituzione di Italiani, uomini e donne in uniforme, che condividono valori, sentimenti e ideali.

La volontà di dedicare il CalendEsercito 2016 agli “Italiani”, è nata dalla consapevolezza che la Grande Guerra è stata una guerra di popolo; tutti gli Italiani hanno fatto la propria parte e hanno dimostrato di essere “eroi” nel loro agire e nel loro essere. Sono gli atti eroici dei soldati italiani a essere raccontati e collegati con l’impegno della società civile. Quello che emerge è un quadro a tutto tondo di un’epoca, di un Esercito e di una Nazione che ha saputo crescere nel dolore e nel sacrificio. Questa forza e questa coscienza, sono oggi patrimonio di tutti noi.

In CalendEsercito 2017: “Innovazioni della Grande Guerra”,la Grande Guerra rappresenta un’immane tragedia, umana e materiale, ma sotto l’aspetto sociale, culturale e tecnologico capace di produrre una drastica cesura con il passato, segnando un cruciale punto di svolta. Un mondo ancora sostanzialmente contadino si trovò, infatti, alle prese con macchine e congegni di cui dovette presto imparare a servirsi. Analogamente anche le donne, fino allora ristrette e confinate ai lavori dei campi o domestici, ebbero l’opportunità di entrare nelle fabbriche in sostituzione degli uomini, avviando anche così il loro processo di emancipazione. Con stravolgimenti tanto vasti e profondi il conflitto non poté costituire soltanto una sequenza di distruzioni ma, contestualmente, contemplò invenzioni e scoperte che non solo ci accompagnano ancora, ma hanno fatto prodigiosamente dimenticare la loro origine. Il nostro Esercito in tale settore non fu secondo agli altri, mantenendo un ruolo preminente e affiancando alla vittoria sul campo anche quell’affermazione tecnologica da allora non più abbandonata. Per tutte queste ragioni, senza voler sminuire la portata di tale immane catastrofe, il CalendEsercito 2017 ha voluto semplicemente ricordare alcune innovazioni nate in ambito militare o stimolate dalla contingenza bellica che hanno avuto un grande impatto nelle sorti del conflitto e continuano, ancora oggi, a ricoprire una funzione di assoluto rilievo nella quotidianità delle nuove generazioni.

Il CalendEsercito del 2018 conclude la quadrilogia dedicata alla “Grande Guerra”. L’armistizio di Villa Giusti non rappresentò soltanto la fine di un conflitto sanguinoso, ma fu anche l’ideale traguardo di un lungo e faticoso percorso risorgimentale che unificò l’Italia come Stato e come Nazione. Si tratta di un processo, culminato con la nascita del Regno d’Italia, che affonda le sue radici negli anni venti dell’Ottocento, ricchi di fermenti romantici e ideali rivoluzionari che ispirarono e spronarono gli animi di patrioti come Garibaldi, Mazzini, Pisacane, Manara, i fratelli Bandiera e Mameli durante le Guerre di Indipendenza. Un Paese di 22 milioni di abitanti che, all’epoca, era composto da una società ancora fortemente eterogenea, attraversata da profonde contraddizioni storiche, economiche, ideologiche e culturali.

Al riguardo, fu proprio l’Esercito che giocò un ruolo cruciale nella creazione di una coscienza comune, plasmandola nelle trincee del Carso e del Grappa e sulle sponde del Piave, attraverso una quotidianità precaria, fatta di sangue, paura, costrizioni e sacrifici, ma anche di profonda generosità, fratellanza e cameratismo. Un’identità che, con il sacrificio di 650.000 uomini, prese forma – giorno dopo giorno – attraverso le usanze e i comportamenti della vita sotto le armi che includevano aspetti come la musica, con i motivi e le canzoni nate e diffuse in seno ai reparti combattenti, o particolari abitudini alimentari, come la tradizionale mattutina tazzina di caffè che – come illustrato nelle pagine seguenti – pare tragga origine proprio dalla distribuzione all’alba della bevanda ai reparti al fronte. Un conflitto che fu, quindi, determinante per forgiare i cittadini di una Patria, giovane e antica allo stesso tempo, che fieramente si riunì sotto il Tricolore. 

Il CalendEsercito 2018 vuole idealmente riannodare i fili di dodici percorsi tematici, che spaziano dall’uniformologia al contributo delle donne all’Indipendenza, come se fossero altrettanti torrenti che si fondono, alimentando un unico fiume: la Nazione che, dopo l’unità geografica, sfociò nel manzoniano sogno di unione “d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor”.

(com.unica, 19 gennaio 2018)

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