In questa epoca di necessarie riflessioni, in cui siamo più attenti alle nostre scelte di vita, l’alimentazione ha un posto sempre più preponderante. Negli ultimi tempi si parla sempre più spesso di dieta, nutrizione, benessere fisico e psicologico, tuttavia l’attenzione per il cibo ha radici antiche e molti testi sacri contengono delle indicazioni per mantenere l’organismo sano e purificato. Nell’Islamismo, nel Cristianesimo, nell’Ebraismo, nell’Induismo, fino al movimento Hare Krishna, esistono regole alimentari importanti, confermate da moderni studi condotti sull’argomento. Viviamo certamente in un’era di riflessione, ma in parallelo anche in un’era di consumo smodato, di shopping compulsivo, di una vita in cui il tempo viene percepito accelerato e compresso, con i ritmi delle attività umane che scorrono velocissimi, privando tutto del loro senso più vero e profondo. In questo affresco, ecco che, se da una parte esistono regioni del mondo dove ancora si muore di fame, dalla nostra parte del globo, a parte rarissime eccezioni, mangiamo troppo, soprattutto male. E abbiamo anche la cattiva abitudine di buttare il cibo, perché avanza, si guasta, ne cuciniamo troppo. L’alimentazione eccessiva e scorretta ci porta a soffrire per la maggiore di cattiva digestione, acidità di stomaco, gonfiori, allergie, intolleranze, se non di diabete, problemi vascolari e cardiaci: sicuramente alla base c’è una dieta sbagliata, un’associazione di cibi che non vanno d’accordo tra loro. Ippocrate raccomandava: “che il cibo sia la tua medicina”; infatti esiste una stretta corrispondenza tra alimentazione, salute e bellezza. Anche le rughe precoci e la cellulite derivano da un’alimentazione scorretta. Dalle moderne scienze nutrizionali all’omeopatia, alla medicina alternativa, l’invito è di ristabilire un equilibrio all’interno del nostro corpo, rispettandone le esigenze e ristabilendo un’armonia con il mondo circostante, i cicli stagionali e gli stimoli a cui il corpo è sottoposto giornalmente, che non sempre coincidono con l’idea di buona salute.

Negli ultimissimi tempi, nelle rubriche specializzate, nei programmi televisivi e sui giornali si fa spesso riferimento alla dieta kasher: di derivazione ebraica, rappresenta una delle soluzioni per acquisire un regime dietetico corretto, senza nulla togliere al significato trascendente della mizvà. Tra le combinazioni sbagliate, una di queste è l’accoppiamento della carne con il latte e i suoi derivati: ciò che la kasherùt vieta da sempre è infatti una delle peggiori associazioni possibili, poiché le proteine del latte e della carne non vanno mescolate fra loro dati i tempi digestivi molto lunghi e diversi. Inoltre il latte e i latticini creano una specie di impermeabile intorno alla carne ed essa diventa in questo modo inattaccabile dagli enzimi preposti alla digestione, bloccandone la digeribilità. Questo è solo un esempio, altre prescrizioni riguardano i carboidrati, le verdure e la frutta. Per quest’ultima poi va fatta una distinzione fra frutta dolce, semiacida e acida. Le combinazioni si basano sul fatto che alcuni cibi risultano più digeribili di altri, ogni alimento è digerito da succhi gastrici specifici e soprattutto con tempi e modalità diversi. Unendo fra loro cibi incompatibili blocchiamo la secrezione di certi succhi gastrici e quindi la digestione di certi alimenti.

Negli ultimi tempi è stato rivalutato il Vegetarianesimo, non solo come movimento filosofico ed etico, ma anche come un vero e proprio movimento salutista. È stato infatti accertato, anche dalla scienza ufficiale, che chi non mangia carne, o comunque chi si nutre solo di alimenti vegetali, è meno esposto a malattie dell’apparato cardiovascolare, a tumori, ipertensione, diabete. Da sempre i più grandi saggi e illuminati della storia hanno raccomandato di non mangiare carne a chi seguiva un cammino interiore, a chi praticava la meditazione. Nei Veda, i testi sacri dell’Induismo, ci sono continui inviti a non mangiare carne, perché “si diventa degni della salvezza quando non si uccide un essere vivente”. Lo stesso Buddha esortava a non mangiare carne, perché questo “spegne il seme della compassione”. Si trovano incoraggiamenti verso il Vegetarianesimo nella Bibbia, nel libro della Genesi, nel Corano e nei Vangeli, dai quali però le revisioni storiche ne hanno fatto sparire le tracce. Per tornare alla salute e alla medicina, non dimentichiamo che illustri scienziati, come Pitagora, Plutarco, Leonardo da Vinci, Albert Schweitzer, Albert Einstein, per non parlare di filosofi e pensatori come Jean Jacques Rousseau, Benjamin Franklin, Lev Tolstoj, Mohandas Gandhi, erano vegetariani. Francesco d’Assisi era vegetariano.

Esistono validi motivi ecologici a favore del Vegetarianesimo, tra cui gli enormi sprechi di risorse necessarie per mantenere gli allevamenti intensivi di bestiame da macello, nonché la distruzione di foreste e di terreni fertili, soprattutto nel Terzo Mondo, per creare pascoli. A parte l’aspetto più propriamente ambientalista, il Vegetarianesimo continua ad avere un forte carattere spirituale, morale e religioso. Insomma, ripensare al nostro stile di vita non significa non godersi più feste, matrimoni e quant’altro, ma significa avere un gesto d’amore nei confronti di noi stessi, ma anche nei confronti degli altri esseri viventi. Il profeta Maometto, che era vegetariano, disse: “chi è buono verso le creature di Dio è buono verso sé stesso”. 

(Nadia Loreti, com.unica 26 gennaio 2017)

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