Ogni giorno 150mila bambini accedono al web per la prima volta. Come proteggerli?
Una ricerca pubblicata in occasione della Giornata per la Sicurezza su Internet (Safer Internet Day)
Oltre 150mila bambini ogni giorno accedono a internet per la prima volta. Un bambino ogni mezzo secondo. Lanciata oggi anche la guida per genitori “come parlare ai bambini di internet”, realizzata insieme a UNICEF Malesia, Digi e Telenor Group in occasione del Safer Internet Day, che offre, oltre ad un aggiornato quadro legislativo nazionale sulla sicurezza on line e il cyberbullismo nel nostro paese, anche informazioni e spunti per avviare un dialogo costruttivo con i proprio figli, ponendoci domande su: dove e in quale modo i nostri figli trascorrono il loro tempo online? Come li proteggiamo dai predatori, dal cyberbullismo e dai contenuti dannosi e inappropriati?
Secondo quanto emerge oggi dal rapporto emanato in occasione della Giornata per la Sicurezza su Internet, nel mondo 1 utente su 3 su internet è un bambino. Alcuni dati: i meno connessi sono i giovani africani (offline 3 giovani su 5, in confronto a 1 su 25 in Europa); 4000 messaggi al mese inviati per alcuni adolescenti (uno ogni 6 minuti); Negli Stati Uniti, il 92% degli adolescenti fra i 14 e i 17 anni è quotidianamente online. In Europa, il dato si attesta su una percentuale del 73%. Un accesso a internet così facilitato reca certamente molti benefici, ma allo stesso tempo espone le fasce più deboli a grandi rischi, tra cui la fruizione di contenuti dannosi, sfruttamento sessuale, cyber bullismo e uso improprio delle informazioni private. “Ogni giorno, migliaia di bambini si connettono on line per la prima volta e in questo modo sono esposti a un mare di pericoli che stiamo solo iniziando a riconoscere, non ancora ad affrontare,” ha dichiarato Laurence Chandy, Direttore UNICEF per i dati, la ricerca e le politiche. “Anche se i governi e il settore privato hanno fatto diversi progressi nella definizione di politiche e approcci per eliminare i pericoli online più gravi, deve esserci maggiore impegno per comprendere e proteggere pienamente i bambini online.”
Nonostante i rischi, sono state intraprese pochissime azioni per proteggere questi bambini dai pericoli del mondo digitale, per salvaguardare le informazioni che essi stessi lasciano e creano durante le attività online e per ampliare un accesso a contenuti sicuri e di qualità. Tutti, governi, famiglie, scuole, devono impegnarsi per tutelare i giovani utenti della rete e, in particolare, Unicef chiede con urgenza una cooperazione fattiva tra i governi e altre organizzazioni internazionali a favore dei bambini, con lo sviluppo di una serie di politiche digitali come l’approfondimento della collaborazione tra decisori politici, forze dell’ordine e industria tecnologica, per integrare i principi di sicurezza nella progettazione tecnologica e lavorare insieme per trovare soluzioni che tengano il passo con la tecnologia digitale, che può consentire e nascondere traffici illegali e altri abusi sessuali sui bambini online. Ai bambini deve essere concesso di sviluppare il proprio potenziale online attraverso un accesso più equo e l’alfabetizzazione digitale. In altre parole, i bambini devono essere istruiti su come tenersi informati, impegnati e sicuri online, con corsi di formazione sin dalla scuola primaria, fino a quella superiore. Importante e necessario anche l’investimento sulla formazione degli insegnanti, senza cui non sarebbe possibile arrivare a formare una collettività debitamente istruita sull’uso corretto di internet. “Nel tempo che richiede un click su un link – aggiunge Chandy – un bambino da qualche parte inizia a creare un percorso digitale che chi non tiene necessariamente conto del superiore interesse dei bambini può seguire e potenzialmente sfruttare”.