“Lo scorso sabato, il mondo ha dato ai bambini in Siria un piccolo barlume di speranza, un raggio di luce in un luogo che è diventato troppo cupo negli ultimi anni. Il Consiglio di Risoluzione delle Nazioni Unite – con approvazione unanime circa una settimana fa – ha creato un’opportunità per centinaia di migliaia di bambini per poter tirare finalmente un respiro di sollievo dalle brutalità e dalle violenze incessanti che hanno vissuto finora. Tutti abbiamo pensato che fosse una finestra eccellente per l’UNICEF e gli altri partner per distribuire aiuti urgenti e salvavita ai bambini che ne hanno bisogno, ovunque essi siano all’interno del paese”. Così Geert Cappelaere, Direttore Regionale UNICEF per il Nord Africa e il Medio Oriente, in una sconfortante nota sulla situazione in Siria nonostante la risoluzione dell’Onu. Ad Afrin, Idlib, Ghouta orientale, Dera’a e altre aree sotto assedio vivono circa 2 milioni di bambini, la maggior parte deprivati dei loro diritti di base e della possibilità di poter ricevere assistenza. 5,3 milioni di bambini in Siria hanno bisogno di assistenza e oltre 2,6 milioni di bambini vivono come rifugiati in Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto. 

“Molte madri e padri in Siria hanno subito pensato che questa potesse rappresentare “sopravvivenza per i loro bambini”, hanno pensato che i loro bambini gravemente malnutriti e tutti coloro che hanno bisogno di assistenza medica urgente potessero ricevere solo questo: cure e aiuto, un diritto di base”, continua Cappelaere. “Ma col susseguirsi dei giorni, queste speranze sono diventate un’illusione, la finestra è stata bruscamente chiusa davanti a loro… perché per i bambini in Siria non è cambiato nulla, nulla. Le violenze continuano in diversi luoghi nel paese, in alcuni si sono intensificate, in altri divampate. Le violenze sono in corso ad Idlib, Afrin, Deir-ez-Zor, Damasco, in alcune parti di Aleppo e nel Ghouta orientale, con notizie di bambini uccisi e feriti. La guerra sui bambini all’interno della Siria non si è fermata… la Siria resta uno dei posti più pericolosi per un bambino”.

“I nostri operatori sul campo in Siria e nei paesi vicini lavorano incessantemente”, aggiunge il referente dell’Unicef. “Siamo pronti con aiuti salva vita che comprendono medicine, integratori nutrizionali per bambini malnutriti, kit pediatrici e ostetrici, vestiti invernali per i bambini, kit igienici e altri aiuti di base. Questi aiuti sono pronti per essere distribuiti ad Afrin, Idlib, Ghouta orientale, Dera’a e altre aree sotto assedio e difficili da raggiungere – alcuni delle quali non sono raggiungibili da mesi. Lì vivono circa 2 milioni di bambini, la maggior parte deprivati dei loro diritti di base e della possibilità di poter ricevere assistenza. In ognuna di queste aree, l’UNICEF ha diversi partner per cercare di assicurare giorno per giorno che i bambini possano essere bambini”. Questo, sottolinea Cappelaere, “si aggiunge al lavoro che l’UNICEF continua a svolgere per i bambini che hanno bisogno di assistenza in tutta la Siria, che sono 5,3 milioni. Parte del nostro lavoro comprende la distribuzione di vaccini salvavita per i bambini, garantire loro acqua sicura da bere, supportare la loro istruzione e creare opportunità per l’apprendimento, anche fornendo materiali scolastici, rifornendo le scuole danneggiate, istruendo i bambini sui rischi delle mine e dei residuati bellici, supportando oltre 500 spazi a misura di bambino. I primi due mesi di quest’anno sono stati particolarmente cruenti per i bambini. Abbiamo ricevuto notizie di oltre 1.000 bambini uccisi e seriamente feriti solo dall’inizio dell’anno. Anche se non possiamo confermare ognuna di queste notizie, rappresentano un terribile monito: la guerra sui bambini in Siria deve fermarsi, adesso! E mentre ci concentriamo sulla situazione all’interno della Siria, non possiamo dimenticarci che i paesi vicini subiscono le conseguenze della guerra. Ci sono oltre 2,6 milioni di bambini che vivono come rifugiati in Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto. Molti non sono mai stati in Siria, sono figli della guerra a cui è stato negato il loro paese di nascita”.
“La povertà e la crisi economica – denuncia Cappelaere – stanno rendendo quasi impossibile a queste famiglie continuare a vivere in questi paesi. Secondo un recente studio condotto dall’UNICEF Giordania, oltre l’85% dei rifugiati fuori dai campi – nelle comunità ospitanti – vive in povertà faticando ad affrontare i bisogni di base, fra cui garantire istruzione per i bambini. A nome dei milioni di bambini siriani l’UNICEF chiede ancora una volta a tutti coloro che combattono all’interno della Siria e tutti coloro che esercitano influenza su di loro di deporre le armi e porre fine alla guerra sui bambini. Chiediamo che venga approvato e assicurato che noi come UNICEF con i nostri partner, possiamo distribuire assistenza umanitaria urgente e salvavita a tutti i bambini che ne hanno bisogno, ovunque, e io aggiungo, ovunque essi siano in Siria”.

“La nostra richiesta cadrà ancora nel vuoto? I bambini della Siria hanno aspettato troppo a lungo. Il mondo li ha delusi loro troppe volte. II mondo – conclude – non può continuare a deludere i bambini della Siria, voi, io, la comunità internazionale e tutti coloro che stanno combattendo e che esercitano influenza sul conflitto, non possiamo continuare a deludere i bambini della Siria. La storia giudicherà tutti noi se non agiamo”.

*fonte Unicef

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